• Stregoneria,  Antropologia & Storia delle religioni

    La manipolazione del Fuoco e gli insegnamenti del Diabolico

    Questo breve articolo nasce come riflessione durante la lettura di Arti del Metallo e Alchimia di Mircea Eliade. Potete trovare l’edizione Italiana qui e quella Inglese qui. Anche se è allettante avere un’edizione italiana del testo, ci sentiamo comunque di suggerirvi quella Inglese, per via dei refusi contenuti nel testo italiano – refusi in alcuni casi di una certa gravità, come quello delle “Donne Agliose” (aged women), se vuoi fare una risata ti consigliamo il nostro post su IG, che trovi qui.

    Ci saranno altri spazi per recensire il libro in oggetto, ma troviamo interessante dedicare un articolo sul blog a una piccola riflessione, partendo da questa frase di Eliade:

    Il fuoco si rivela il mezzo per “fare più in fretta”, ma anche per fare qualcosa di diverso da ciò che esisteva già in Natura: esso era, dunque, la manifestazione di una forza magico-religiosa che poteva modificare il mondo e che, di conseguenza, non apparteneva a esso. È questa la ragione per cui già le culture più arcaiche immaginavano lo specialista del sacro – lo sciamano, l’uomo di medicina, il mago – come un “signore del fuoco”. La magia primitiva e lo sciamanismo implicano il “dominio del fuoco”, sia che l’uomo di medicina possa toccare impunemente la brace, sia invece che possa produrre nel proprio corpo un “calore interiore” che lo rende “cocente”, “ardente”, permettendogli di resistere al freddo estremo. – op. cit, p. 69

    Bisognerebbe spendere fiumi di parole per spiegare in modo completo il valore storico e sociale del fuoco, e quanto abbia definito e contribuito alla formazione della società e della cultura umana. La civiltà umana è una civiltà del fuoco, e apprendere la sua manipolazione, una delle più rudimentali forme di tecnologia, ha definito il divario esistente fra noi e le altre specie animali – nessuna delle quali, ad oggi, è in grado di controllare il fuoco.

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    Litha: amore e morte

    Il nome che il Neopaganesimo ha scelto per la festività legata al Solstizio d’Estate è Litha, parola che compare nel De Temporum Ratione di Beda (VIII secolo), in riferimento a una celebrazione degli Anglo-Sassoni, non più in uso a quel tempo. Il termine è utilizzato per indicare un periodo, quello di Giugno-Luglio, rispettivamente Ærra Liða e Æfterra Liða, dove Liða significherebbe “gentile o navigabile”, in riferimento alla brezza leggera e non dannosa che soffia sul mare calmo in quel periodo, rendendolo perfetto per la navigazione.

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    Beltane: non solo una festa del fuoco

    Dal nostro punto di vista, il Paganesimo, come termine ombrello per identificare un tipo di religiosità pre-cristiana diffusa in Europa, è un processo di restauro in continuo divenire. È un processo di riscoperta delle proprie radici arcaiche, ma anche di studio, di recupero di fonti antiche, di confronto con fonti (archeologiche, storiografiche, etnografiche) di un punto e l’altro d’Europa per poter recuperare frammenti di un dipinto più grande – quello delle feste, delle celebrazioni, delle ritualità e delle ragioni – che costituisce un patrimonio umano fondamentale, per quanto non sempre semplice da riportare alla luce e rimettere in atto.

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