Magia Cerimoniale

Il Cerchio Magico: la Wicca lo ha davvero ereditato dalla “magia cerimoniale”?

“Magia cerimoniale” è un termine spesso usato in maniera impropria, per riferirsi alla tradizione magica – comunque varia – dei grimori, o in maniera più specifica per parlare della tradizione magica salomonica. In realtà, “magia cerimoniale” è un termine ombrello nel quale si includono alcuni protocolli magici presentati nei grimori e alcuni aspetti della tradizione magica salomonica, ma che di per sé è ben più ampio e indica un modo specifico di organizzare il rituale ed eseguirlo. La magia cerimoniale è caratterizzata da un forte accento sulla proceduralità e, dal punto di vista esoterico, dall’utilizzo delle corrispondenze per definire ogni singolo dettaglio – dalla posizione che le stelle devono avere nel cielo, alla fattura dell’ultimo e più inutile degli strumenti (ammesso che, a quel punto, ci sia davvero uno strumento “inutile”).

Oltre che da questa introduzione, vorremmo partire da una domanda:

possiamo davvero affermare che la Wicca sia “magia cerimoniale” (termine improprio, ricordiamolo) soltanto perché mutua vagamente elementi simbolici, strumenti e la struttura generale di alcune procedure della magia cerimoniale sviluppatasi sulla base dell’Ermetismo?

Che la Wicca non sia il “witch cult” (comunque mai esistito), ma una rielaborazione moderna e ancora cangiante di idee ed elementi ispirati o tratti da tradizioni più o meno antiche, lo si può affermare senza ombra di dubbio.

Tuttavia, proprio per la sua natura di rielaborazione ispirata ad altro, viene a mancare un certo valore “identitario” (se non internamente alla Wicca stessa), tale da permettere di catalogarla senza ombra di dubbio nella sfera della magia cerimoniale o in quella della stregoneria.

Una riflessione che, a nostro parere, si sposa particolarmente bene con la questione del cerchio magico – che utilizziamo come esempio in questo articolo, per spiegare quanto sia limitato e limitante (e sbagliato, anche) parlare di “Wicca come magia cerimoniale semplificata”.

Il cerchio magico: il primo e più significativo elemento che ricondurrebbe la Wicca a una forma di “magia cerimoniale” con supposto ascendente salomonico (anche se il termine corretto sarebbe “ermetico” o “magico-rinascimentale”, perché di fatto la tradizione salomonica è solo una costola del corpus della tradizione magica europea del Medioevo e del Rinascimento).

In realtà, il pensiero che il cerchio usato nella Wicca abbia la stessa struttura e funzione del cerchio usato, per esempio, nella Chiave di Salomone, è pensiero diffuso, ma profondamente sbagliato. Nella magia salomonica, così come in altre tradizioni magiche che si avvalsero di grimori, sebbene con le dovute differenze, il cerchio non ha un valore esclusivamente protettivo o di marcatura di un confine per creare un “luogo fra i mondi” come è in molti casi per la Wicca.

Al contrario, la tracciatura del cerchio è parte integrante del rituale di congiurazione dello Spirito (per altro solo in rari casi un Demone, in genere si tratta di Intelligenze celesti), e nel suo insieme serve a ricreare la struttura del Cosmo nel momento dell’operazione e così come è in simpatia con lo Spirito congiurato.

Costruendo il cerchio, il Mago agisce come un demiurgo avente pieno potere formativo e piena comprensione del proprio Creato, e ciò dignifica l’Uomo rendendolo – nel momento del rituale – “immagine del Divino” (per chi ha seguito questi podcast qui e qui, saranno chiare le implicazioni di questa sorta di processo telestico a doppio canale, che verte sulla formazione di un’immagine che è il cerchio con il suo complesso di simboli, e al contempo sull’uso di questo gesto formativo per “riformare” il ruolo del dell’Uomo-Mago).

Proprio per questa ragione, il cerchio per la congiurazione non è mai solo un circolo, cioè soltanto una linea circolare tracciata sul terreno, come in molte tradizioni magico-stregoniche contemporanee, ma un diagramma ben più complesso, composto da cerchi concentrici nei quali non si trovano soltanto “Nomi Divini”. Non sempre – anzi, soltanto raramente – questi Nomi Divini hanno lo scopo di “costringere” lo Spirito – dal momento che il vero fondamento dell’atto di congiurazione sta in una moneta le cui due facce si chiamano “devozione” e “alleanza”. Si trovano nel diagramma che compone il cerchio dell’evocazione anche altri caratteri e Nomi Sacri, che riguardano per esempio i veri nomi degli Spiriti del giorno e dell’ora in cui si opera, di quelli che governano la stagione, il segno zodiacale, gli uffici del pianeta; il vero nome del Sole, della Luna e della Terra in quel momento dell’anno; e così via, in varie combinazioni e costruzioni.

Il livello di complessità e la procedura sono quindi molto diversi da ciò che è prescritto dalla Wicca (diversi, non per questo più o meno potenti), al punto che è più facile trovare differenze, che similitudini.

Viene quindi da chiedersi se, a fronte di un’ispirazione palese da parte della Wicca, non si sia però davanti soltanto a un’ispirazione per l’appunto, e non a una completa adozione di una tecnica traslandola così com’è (in maniera completa) da un contesto all’altro. E questa ispirazione dalla “magia cerimoniale” è davvero così profonda, oppure il cerchio della Wicca – che porta tanti a identificarla come magia cerimoniale, piuttosto che come una qualche forma di stregoneria – è ispirato a un ben più ampio simbolismo transculturale, o ermetico anche, nel quale alla figura del cerchio è associato un certo significato?

Come succede per il cerchio, succede per tante altre cose, fra cui gli strumenti associati ai quattro elementi, gli strumenti dell’Arte, e via dicendo; e guardando con oggettività sono più le differenze che separano Wicca e magia sviluppatasi in seno all’Ermetismo, piuttosto che le adozioni dirette, nette e complete, di idee e tecniche.

Immaginiamo che il post possa suonare un po’ polemico, in realtà non lo è: lo scopo non è invalidare la Wicca, ma anzi sottolineare come sia diventata una tradizione autonoma in se stessa, e far riflettere su quanto cercare di ricondurla ad altre tradizioni impedisca di apprezzare le differenze e farsi un’idea chiara sia della Wicca, sia di ciò a cui la si paragona.

(Potremmo anche dire che questo non vale solo per il confronto Wicca-Ermetismo, ma anche per tutte le altre tradizioni del mondo: questo disperato tentativo di capire le cose per similitudini, riconducendo “tutto alla stessa cosa” – metodo fra l’altro molto ottocentesco – impedisce di comprendere e apprezzare le differenze intrinseche, e le piccole sfumature. Ne deriva una perdita di identità, una storpiatura e un indebolimento non soltanto delle tradizioni, ma anche del praticante che perde quel senso di appartenenza necessario a sviluppare una gnosi personale autentica, totalizzante e che gli restituisca l’identità necessaria alla pratica dell’Arte.)

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