Antropologia & Storia delle religioni,  Attualità

Il doppio potere dei feticci (anticipazione sulla conferenza “Storie di Spiriti Rubati”)

Per maggiori informazioni sulla conferenza “Storie di Spiriti Rubati, arte rituale trafugata in Europa”, che terremo Giovedì 1 Luglio alle 20.30 via Zoom, tutte le informazioni sulla locandina.

Quando insieme a Maya di Bones Chronicle, con cui terremo questa prima conferenza dedicata a riflessioni a carattere Antropologico ed Etnografico, abbiamo guardato il quadro d’insieme dell’azione esercitata dal Colonialismo degli stati Europei su vaste aree del mondo, quali l’Africa, le Americhe, l’Asia, non soltanto siamo arrivati alla conclusione che nessun punto del mondo è restato realmente intoccato, ma che l’attenzione dei colonialisti per l’arte (rituale e non) è stata un elemento caratteristico di un atteggiamento politico difficile da sradicare dalla mentalità contemporanea. Non solo difficile da sradicare comunque, ma soprattutto difficile da riconoscere e ignorato dalla maggior parte delle persone.

Ci siamo chiesti cosa significhi esattamente sottrarre l’arte a un popolo. E soprattutto cosa accade quando a venir sottratti sono manufatti nati come feticci, o aventi valore magico.
A che destino vanno incontro, una volta che sono separati dalla loro società di origine, privati cioè del contesto culturale che dà loro valore, e che li sostenta in vari modi? E cosa succede alla società che si vede strappati i propri manufatti sacri?
Noi che li abbiamo portati via dalla loro terra natia a cosa andiamo incontro? Con quale forza morale e secondo quale etica li rinchiudiamo nei musei, per osservarli, studiarli, fotografarli, quando in origine sarebbero stati destinati a ben altra sorte? Qual è il limite, in sostanza, fra la curiosità legittima e il desiderio di preservare dei manufatti destinati al decadimento, perché anche altri li possano vedere entrando in contatto con realtà culturali diverse e popoli lontani? Quanto c’è, in questo, dell’atteggiamento del colonialista, che prende senza chiedere, che pretende di collocare a suo piacimento qualsiasi cosa abbia fra le mani, persone, oggetti, ricchezze?
E anche nel momento in cui l’oggetto sacro venisse restituito, potrebbe di nuovo assolvere alla sua funzione? La società che lo ha prodotto ha delle procedure utili a restituire quel manufatto al Sacro?

Durante la conferenza ci porremo queste domande, cercando risposte attraverso la lente sia dell’Antropologia, che dell’Esoterismo.

Tuttavia, vorremmo invece dedicare questo spazio a un argomento collaterale, emerso attraverso le storie che abbiamo pubblicato su Instagram a proposito della statua Afo-A-Kom, una scultura lignea emblema di regalità e ordine sociale presso il popolo dei Kom. Sappiamo che i Kom tenevano in enorme considerazione il potere di questa scultura, ricavata dal sacro legno dell’albero Iroko e raffigurante un re incoronato recante uno scettro.
La statua venne rubata dal nipote del re e venduta agli Americani nel 1966. Negli anni Settanta, un collezionista Americano la riconobbe e, insieme ad altri collezionisti ed enti statali, la riacquistò dalla Manhattan Art Gallery e la restituì ai Kom.
Tuttavia, nel lasso di tempo in cui il feticcio era mancato da casa, il regno dei Kom era ormai distrutto, poiché l’ordine sociale era stato compromesso e il popolo divenuto ingovernabile.

Abbiamo a questo punto proposto un sondaggio, per portare l’attenzione sulla dicotomia che esiste fra il potere magico che un popolo attribuisce a un determinato oggetto o feticcio (restando quindi influenzato da un potere che è più psicologico, che propriamente sovrannaturale), e il potere magico che un oggetto o feticcio “guadagna” attraverso il culto e il contesto magico-religioso in cui è immerso (un potere, quindi, propriamente sovrannaturale).

Abbiamo quindi chiesto se, nel caso dell’Afo-A-Kom, sia stata la mancanza del feticcio a determinare il crollo del regno, o se il crollo del regno sia stato dovuto a un fattore psicologico, a una sorta di superstizione, radicata nel popolo.

Il riscontro che ne abbiamo avuto è stato che la totalità di chi ha partecipato al sondaggio ha imputato la caduta del regno di Kom al popolo, identificando la ragione di questo evento in fattori psicologici: ci è stato fatto notare che, se solo il popolo avesse voluto, avrebbe potuto mantenere l’ordine sociale necessario a garantire il perdurare del regno.

Se dal punto di vista di un’Antropologia che per lo più sospende il giudizio su eventuali componenti sovrannaturali (limitandosi di fatto ad attestare i fenomeni culturali e i fatti magico-religiosi così come sono, spesso senza cercarne le radici) è ammissibile imputare la causa prima dell’evento al popolo stesso e alla superstizione, è altresì vero che l’Esoterismo non può ammettere una risposta di questo tipo. Non si può neanche cedere al pensiero che sia di per certo il contrario, tuttavia l’Esoterismo per sua stessa natura non solo crede, ma ammette che le forze sovrannaturali intervengano nel corso della storia dell’umanità – e nella storia del singolo, così come in quella della comunità. Negare questo principio, e dunque una concomitanza di fattori, gli uni umani e gli altri sovrannaturali, significa dare adito a un metodo di pensiero che è in realtà tipicamente coloniale: ovvero, si attribuisce carattere di superstizione alle credenze degli altri popoli, mentre alle proprie si riconosce un maggior carattere di certezza; ma soprattutto si mettono in discussione in modo negativo, e pertanto si degradano, le concezioni etiche e morali di culture estranee, imputando a questi aspetti le ragioni del loro crollo (laddove, di norma, la mentalità coloniale corrisponde alle nazioni che hanno esercitato azione di conquista).

È necessario abbandonare questo pensiero che pone in stretta dicotomia superstizione ignorante ed errore di interpretazione della realtà, con arretratezza culturale, tecnologica, e anche etico-morale.
È necessario abbandonarlo ancor più entro la comunità esoterica, perché se si pratica magia è perché si ritiene di poter ottenere effetti concreti sulla realtà. E dunque non si può privare di questa effettività la magia o il pensiero magico appartenenti ad altre culture!

Più definiamo gli ultimi particolari per la conferenza, approfondendo attraverso letture e prospettive su fatti contemporanei (come la restituzione dei Bronzi al Benin, voluta dalla Germania che ha dato un grande schiaffo morale al Regno Unito), più ci rendiamo conto di quanto profondamente radicato sia il pensiero coloniale anche nell’Esoterismo europeo, dall’Ottocento fino ad oggi.

Sicuramente durante la conferenza esprimeremo meglio alcuni aspetti delle nostre riflessioni, ma come “anticipazione”, e a scanso di equivoci, ci teniamo a dire che non reputiamo giusto, né necessario, scagliarsi in toto contro la mentalità che ha fatto da padrona all’Esoterismo europeo degli ultimi due secoli (si pensi anche solo a come la Massoneria ha contribuito all’espansione coloniale – argomento che tratteremo in modo esteso). Piuttosto, è necessario comprendere come tale pensiero è figlio del suo tempo, e come è necessario adattarlo alla nuova situazione storica e culturale, che vede un mondo sempre più globalizzato da una parte, e dall’altra sempre di più la necessità di esaltare l’unicità culturale, riconoscendo gli errori passati e ammettendo le colpe dei propri antenati per liberarsi da quelle colpe, e non per restarvi ingabbiati.

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