Stregoneria

La Quercia

Fra gli alberi più sacri in Europa, sicuramente la quercia è fra i più noti, poiché venerata presso innumerevoli popoli. Nella maggior parte dei casi, comprare in associazione a divinità celesti, ordinatrici, legate alla tempesta e al fulmine, non di rado a capo o in posizione di rilievo all’interno della gerarchia divina. Non stupisce dunque che per i Romani fosse albero sacro a Giove, e per i Greci a Zeus, fra i Celti al Dagda, a Perun fra gli Slavi e, sembra, a Thor fra i Norreni.
L’associazione al fulmine si spiega facilmente per via delle proprietà di questo albero, che attira i fulmini più semplicemente di altre specie, per via dell’altezza e dell’estensione dei suoi rami, e del legno denso di acqua.
Proprio per l’estensione dei suoi rami, pari all’intrico delle radici, che si estendono in larghezza e fino a grandi profondità, si ritiene che per i Celti fosse considerato albero in grado di connettere il cielo, la terra e il mondo dei morti.

In ogni caso, per i Celti era sacro anche per altre ragioni, e forse non vi è albero che onorassero di più – al punto che il termine “druido”, usato per indicare i loro sacerdoti (maghi e guaritori), deriva da Dair, il nome attribuito alla Quercia. È probabile che Duir significhi porta e che tale denominazione vada in parallelo con l’idea che gli spazi sul tronco e i rami lasciati dai nodi della corteccia fossero porte su Elfame, il regno del Piccolo Popolo. Per i Celti, la quercia era l’albero dei re, delle regine e dei poeti, simbolo di regalità, di concordia e di ispirazione alla verità.

Per i Druidi, la quercia era un albero così importante, che Plinio il Vecchio scrive:

I Druidi – così sono chiamati i loro maghi . Non hanno niente di più sacro del vischio e dell’albero che lo porta, sempre supponendo che tale albero sia la quercia.”

Il vischio infatti era ritenuto un segno divino, lasciato dagli Dei quando un fulmine colpisce la la quercia. Sempre Plinio il Vecchio ci informa che i rituali dei Druidi erano tenuti in radure circondate da querce e svolti soltanto in presenza di un ramo di quercia. Da qui, il vischio e la quercia entrano nell’uso del Neopaganesimo, come emblemi rispettivamente della metà oscura e della metà luminosa dell’anno – alla quale la quercia è associata, poiché a metà del mese di Duir del calendario arboreo, sviluppato da Edward Davies e poi ripreso da Robert Graves, cade Mezz’estate.

Fra i Greci e i Romani, la quercia compare, per via dell’associazione al fulmine e alla tempesta, come albero sacro di Zeus e Giove. E secondo i Romani, in particolare nel periodo estivo, sarebbe stato possibile, ascoltando il vento fra le fronde dell’albero, udire la voce di Giove e trarre così auguri e presagi.

Se anche fra i diversi popoli il significato della quercia varia leggermente – fra i Celti era simbolo di regalità, mentre per i Romani di vittoria e onore militare – in tutta Europa la quercia simboleggia successo, onore, virilità, prosperità, forza, per la possanza del suo portamento. Trattandosi di una pianta sempreverde e molto longeva, in grado di vivere per secoli e secoli, è emblema anche di immortalità, durevolezza e buona salute, e si ritiene particolarmente ben augurale portare una ghianda in tasca, per attirare salute e fortuna. Invece, piantare una ghianda durante la luna nuova porta buona sorte e vigore; e metterla alla finestra protegge l’abitazione dai fulmini.

CORRISPONDENZE
Governato da: Giove
Elemento: Aria
Sacro a: Zeus, Giove, Perun, Dagda, Thor, divinità celesti legate al fulmine e alla tempesta
Utilizzo: rituali di prosperità, abbondanza, fortuna, denaro; per rafforzare la forza fisica, la virilità; attirare salute e guarigione; protezione e buona fortuna, potenza e stabilità; longevità e immortalità; saggezza e comprensione della verità
Parti utilizzate: corteccia e gemme per gli oleoliti, foglie per gli incensi, le ghiande sono adatte per sachet e altri impieghi; in genere le radici non vengono utilizzate

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