Stregoneria

L’Iperico

È una delle erbe a cui si attribuiscono più virtù magiche, rendendolo una sorta di panacea universale, in grado di risolvere qualsiasi problema e adatta ad ogni uso. Ciò tuttavia non coincide con la realtà, poiché l’Iperico, come ogni altro Spirito, ha delle precise caratteristiche, che rendono il suo veicolo fisico adatto a taluni scopi e non compatibile con altri. Come sempre, il nostro suggerimento è da un lato uno studio attento del folklore, e dall’altro il culto degli Spiriti al fine di creare una connessione che aiuti ad approfondirne la conoscenza, i poteri e, di conseguenza, gli impieghi.

Il folklore dell’Iperico si trova già ben stabilito fin da epoca medievale, ma è soprattutto dal XVII secolo in poi che viene tramandato in forma scritta, con spiegazioni dei suoi impieghi sia curativi che magici. Lo troviamo per esempio nella raccolta di incantesimi chiamata Hebridian Cottar, di Alexander Carmichael (1932-1912), nel quale troviamo:

“Erba di San Giovanni, erba di San Giovanni,
la mia invidia per chiunque ti abbia,
ti raccoglierò con la mano destra,
chi ti trova nel recinto del bestiame
non resterà mai senza vacche.”

Da formule come questa possiamo dedurre la radicata credenza per cui l’Iperico (qui chiamato erba di San Giovanni) fosse ben augurale e auspicabile da trovare nel proprio giardino.

Il nome dell’erba deriva dal Greco hupér (sopra) ed eikōn (immagine o icona), in riferimento al fatto che rametti di Iperico venivano appesi sopra le icone sacre per tenere lontani gli spiriti maligni. Il nome latino di Fugademonum, o scacciadiavoli, è stato attribuito per ragioni simili e deriva da un’usanza, documentata in epoca cristiana, che voleva che l’Iperico fosse raccolto nella notte di San Giovanni (da qui il nome Inglese di St. John’s wort o il Tedesco Johanniskraut, o erba di San Giovanni) e consacrato, affinché potesse accrescere le proprie virtù terapeutiche ed esorcistiche, costituendo un buon rimedio contro diversi mali e scacciando i diavoli. In realtà, questa usanza ha radici in fattori biologici: di fatti, l’Iperico raggiunge la sua massima fioritura e virtù terapeutiche nel periodo di Mezz’estate, quando cade anche la notte sacra di San Giovanni.

Anche se modernamente sopravvive in particolare l’associazione con San Giovanni, è attestato che anticamente l’Iperico fosse correlato a cinque diverse figure di Santi:

  • secondo il A New Herball or Historie of Plants di Lyte (1595), l’Iperico (tetrapterum) è chiamato St.Peter’s wort, cioè erba di San Pietro, denominazione che si diffuse già nel VI secolo e sopravvisse per questa specie fino al XIX secolo
  • dal tardo XIII secolo ci si riferisce all’Iperico come St. John’s grasse, o erba di San Giovanni, denominazione non esclusiva per l’Hypericum perforatum, e che si rintraccia di nuovo in Lyte, ma anche nella biografia di St. Hugh di Lincoln, nel The Name of Herbs in Greeke, Latin, Englishe, Duche and Frenche (1548) di Turner e in altri testi
  • secondo il Gaelic Name of Plants (1883) di Cameron, è chiamato St. John the Divine’s wort, ovvero erba di San Giovanni Evangelista (mentre l’altra denominazione si riferisce a Giovanni il Battista)
  • nell’area gaelica, era associato a St. Columba, come testimoniano i suoi nomi irlandesi Breachnuadh Columcille (nuovo abbraccio della chiesa di Columba) e il nome scozzese seud Chalium-chille (gioiello di Columba). In questo caso è plausibile pensare a un doppio passaggio proprio in virtù del citato scritto di Cameron, secondo il quale a Columba era molto cara la devozione a San Giovanni, ragion per cui portava sempre con sé la sua erba sacra, l’iperico. È comunque plausibile ritenere che l’Iperico fosse in uso nelle isole britanniche ben prima della cristianizzazione
  • sempre nell’area gaelica, era associato anche alla Vergine Maria, di fatti la pianta porta anche i nomi di allus Muire (dolcezza di Maria), lus ra Maighdine Muire (erba della Vergine Maria) e alb Mhoire (nobile pianta di Maria)

Risulta particolarmente diffusa e d’interesse l’associazione con Giovanni il Battista, poiché si dice che i puntini rossi che compaiono sulle foglie e suoi fiori (che altro non sono che vescicole contenenti ipericina, dal caratteristico color ruggine) sono in realtà il sangue di San Giovanni Battista, che macchia la sua erba nei giorni della sua decapitazione, celebrata il 29 Agosto.

Dunque Mezz’estate era ritenuto il momento più propizio per la raccolta dell’Iperico, quando le forze del male erano particolarmente attive, forse in virtù all’associazione del periodo con numerose celebrazioni pagane, demonizzate in epoca cristiana. Per questo, era necessario da un lato soppiantare i culti precedenti con usanze riconducibili alla fede cristiana, e dall’altro mettere in atto rituali apotropaici, come la raccolta dell’Iperico, che contrastassero ritualità pagane precedenti ritenute (erroneamente) associate alle forze del male.

L’Iperico, giallo come il sole (e dunque di chiara natura celeste), veniva portato nelle case per attirare fortuna e proteggere l’abitazione, e la famiglia, dal pericolo del fuoco e da ogni male; legato in fascine con rami di betulla, finocchio, gigli e altre erbe, veniva appeso alla soglia di casa, per proteggerla e tenere lontano il male. In Galles, una spiga di Iperico era posta sopra la soglia di casa nella notte di San Giovanni per proteggere dagli spiriti maligni e le radici di iperico raccolte quella stessa notte erano usate per scacciare diavoli, streghe e scacciare il malocchio.

Inoltre, l’Iperico figura fra quelle erbe che venivano gettate nei falò accesi a Mezz’estate, affinché portassero prosperità e scacciassero ogni male.

Paracelso chiama l’Iperico sole terrestre, che definisce la principale delle erbe solari che crescono sulla terra. Lo ritiene un rimedio contro molti veleni derivati dal morso di animali, in particolare dei serpenti. I suoi contemporanei ne decantano molte altre virtù fra cui la capacità di far fuggire le donne dai loro amanti demoniaci. Anche per Culpeper si tratta di una pianta dominata dal Sole e associata al segno del Leone, quello che governa il periodo estivo.

Tuttavia, così come gli si attribuiscono innumerevoli virtù curative e qualità positive, allo stesso modo viene considerato anche una pianta usata dagli spiriti fatati per le proprie malevole attività. Sull’Isola di Wight si avvertiva di non fermarsi presso piante di iperico, poiché le fate avrebbero potuto apparire e trasportare il malcapitato lontano da casa. Credenze simili sopravvivono anche nell’Isola di Man, non solo associata all’Iperico, ma anche al Senecione, ed è plausibile che per via della loro somiglianza le due piante siano state confuse.

L’Iperico raccolto nella notte di San Giovanni era usato, soprattutto dalle giovani, per predizioni legate all’amore: se la pianta raccolta fosse ancora apparsa fresca la mattina seguente, la fanciulla si sarebbe sposata presto e il matrimonio sarebbe stato lungo e prospero.

Vi sono molte altre menzioni dell’Iperico, altre storie e usi, e vi sarebbe molto da scrivere, dato che quest’erba, diffusa in tutta Europa e Medioriente, veniva usata già al tempo degli Assiri. Tuttavia, già così è possibile comprenderne gli utilizzi magici, che riguardano i riti di rinascita e passaggio, guarigione, protezione e bando degli Spiriti malevoli e del malocchio. Era inoltre impiegato per scacciare diavoli e streghe, da cui derivano le sue virtù esorcistiche; e per il mantenimento della sacralità delle icone, ragion per cui può essere utilizzato nei rituali di consacrazione e benedizione. Piccole fascine di rametti di Iperico potrebbero per esempio essere usati come aspergillum per aspergere la casa e le persone.

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