
L’aspetto di Lucifero nel Grimorium Verum in continuità tematica con la Stregoneria
Il Grimorium Verum rappresenta uno dei testi più significativi della tradizione magica europea. È, come annota Shah, “per eccellenza il libro magico d’Europa” (1), che si colloca in continuità con il folklore e la demonologia incorporate anche nella stregoneria (in particolare dell’Età Moderna, la stessa a cui con tutta probabilità appartiene anche il grimorio – nonostante il suo manoscritto più antico, datato al XVII-XVIII secolo riporti l’attribuzione “Alibeck 1517”).
In alcuni casi straordinari troviamo proprio nei processi per stregoneria spiegazione di problemi caratteristici dello studio critico dei grimori: è il caso del parallelismo fra i nomi Lucifer e Lucibel, attribuiti dello stesso Spirito. Come annotano Skinner e Rankine (2), Lucibel è comune nei processi della Linguadoca come nome attribuito a Lucifero o al Diavolo, e in un processo in particolare troviamo addirittura spiegazione di questo fatto. Parlando delle visioni che la condurranno all’accusa di eresia e anticlericalismo (sosteneva l’inadeguatezza di Papa Giovanni XXII), Na Prous Bonnet spiega ai propri inquisitori:
“Ancora una volta [ebbe una visione mistica e] Cristo le disse che proprio come il nome più nobile fra gli angeli è stato dato a Lucibel, così il nome più nobile fra tutti gli uomini di questo mondo è stato dato all’attuale papa; e come a Lucifero fu dato il nome più terribile fra tutti i demoni, così a questo papa fu dato il nome più terribile tra tutti gli uomini del mondo [Anticristo].” (3)
Vi è continuità quindi fra stregoneria e grimori perché quello che oggi collochiamo nel concetto di folklore (ritenendolo proprio della stregoneria e della magia popolare) è, più semplicemente, cultura – pervasiva di ogni strato sociale, seppur con le dovute differenze, e condivisa da un ampio bacino di persone. Non è quindi strano se elementi che si sono considerati ristretti a uno specifico gruppo di persone con una più ampia revisione del materiale documentale si rintraccino anche in contesti differenti, o che contesti differenti aiutino a comprendere il significato e la pervasività di tali elementi.
Un caso interessante sono le due descrizioni di Lucifero offerte dal Grimorium Verum, che non si limitano a fornire un aspetto figurativo dell’Imperatore dell’inferno, ma ne delineano il significato simbolico attraverso un linguaggio esoterico e allegorico.
La prima non si discosta granché da quella resa celebre dal Romanticismo, dai Preraffaeliti e da pittori come Sir Thomas Lawrence, William Blake o Alexander Cabanel.
Lucifero appare nella forma di un bel giovane e quando si adira appare rossastro. Tuttavia non c’è nulla di mostruoso nel suo aspetto.



La seconda descrizione, invece, si inserisce in un rituale specifico che presenta Lucifero con attributi zoomorfi: vestito di abiti sgargianti, con testa di cane, orecchie d’asino, corna e zampe bovine. Questa rappresentazione si collega direttamente ai processi per stregoneria, in cui il Diavolo veniva spesso esperito dai processati e descritto come una figura bestiale, a volte composita, per sottolineare la natura sovrannaturale e contraria rispetto all’ordinamento divino.
Questa seconda descrizione è associata al rito chiamato “Il mistero della gallina nera per rendere obbedienti i demoni” – imparentato con un altro grimorio, le Poule Noire, dove viene presentato un rito sostanzialmente identico.
È prescritto il sacrificio di una gallina nera, che non abbia mai deposto uova, presso un crocicchio (D) dividendola a metà, per far così apparire Lucifero e i suoi Ministri (E) e ottenere in questo modo la loro alleanza.
Lucifero, e gli Spiriti che gli sono sottoposti, vengono così descritti:

vestito in abiti scarlatti con strisce o galloni, abito giallo, pantaloni verdi (A), con testa simile a quella di cane (B), orecchie d’asino e due corna, gambe e piedi come di giovenca (C).
L’uso simbolico dei colori e delle caratteristiche fisiche di Lucifero nel Grimorium Verum riflette una profonda stratificazione di significati, ed è il vero punto di distanza rispetto al Diavolo della stregoneria – il cui aspetto è, più spesso, quello di un “uomo in nero”.
Al contrario, gli attributi animali, e in particolare corna e testa canina, sono ricorrenti nei processi per stregoneria e, anzi, è plausibile che si inseriscano in un più ampio contesto culturale che, sullo stampo del neoplatonismo medievale influenzato dalla Cristianità, dipingeva il demoniaco come un miscuglio di attributi animali per sottolinearne la perversione delle regole e dell’ordinamento divino, la vicinanza con la materia, gli istinti animaleschi intrinsechi nell’uomo e la corruzione – sulla scorta dell’istituzione di una ferrea dicotomia fra Spirito e Materia, purezza e impurità, santità e corruzione, buono e giusto, luce e oscurità. Una dicotomia che, almeno a giudicare dai grimori che ci sono pervenuti, è stata ampiamente messa in discussione.
(A) IL SIGNIFICATO DEI COLORI
Scarlatto/rosso: oltre a essere un riferimento allo zolfo alchemico, è il colore della vitalità che conduce all’azione energica e si fa latrice della Volontà, assimilata al fuoco, e della frizione che fa da innesco alla trasformazione. Come il verde è il colore della vitalità vegetale, il rosso lo è di quella animale e del processo di creazione e riproduzione intrinseco.
Giallo: il colore della luce e della brillantezza, in questo caso associato a Lucifero per l’etimologia stessa del suo nome (la latinizzazione del termine greco “eosphoro” nella Bibbia dei Settanta in Isaia 14:12. Simbolicamente rappresenta l’intelletto, la comprensione attraverso un processo di illuminazione e chiarimento, perfettamente adeguato al Lucifero del Grimorium Verum che di se stesso dice “Io, l’imperatore Lucifero, sono potente [etc] nobilissimo, che governa la fortuna, la saggezza, la comprensione [etc], dotato di ogni sublime e luminosa caratteristica [etc]”.
Verde: il colore della vitalità vegetale, l’irriducibile ed eterno elemento vitale costante a se stesso, e per estensione simbolo del rinnovamento ciclico, che denota un legame con i cicli naturali. Ma è anche il colore che rappresenta le cose terrestri, tangibili e percepibili, e quindi anche la ricchezza e i tesori nascosti (sottoterra) che Lucifero nel Grimorium Verum fa sì che vengano trovati per mezzo di Clauneck.
(B) IL SIGNIFICATO DELLO ZOOMORFISMO
Testa di cane: più che al cane in sé, è probabilmente un riferimento al “cane infernale”, per i Neoplatonici simbolo del genio malvagio o ctonio, dunque della maniera in cui viene riletto il concetto di “demone” nell’Europa cristianizzata del Medioevo e del Rinascimento
Orecchie d’asino: un riferimento alla natura saturnina dello Spirito, e l’uso dell’asino per simboleggiare lussuria e l’odiosa natura di Lucifero, la ricollocazione di una raffigurazione denigratoria? Faccio riferimento a un graffito di periodo romano sul Colle Palatino di Roma, datato al 200 d.c., che rappresenta una figura crocifissa con testa d’asino. La dicitura in greco “Alexamenos che adora il suo dio” fa probabilmente riferimento a un cristiano di nome Alexamenos venerante il Cristo. Si tratta probabilmente di una parodia denigratoria, poiché l’asino divenne emblema di Yhwhé, associato a Saturno (in ebraico il pianeta è nominato Shabbetai, relazionato al Sabato, cioè Shabbat, giorno sacro per l’Ebraismo: da qui il trasferimento di Saturno a Yhwhé).


Corna: senza scendere in merito al perché le corna siano passate dall’essere un attributo di gloria, potere e regalità, a uno demoniaco che denota malvagità nel cristianesimo, l’attribuzione di corna a Lucifero è quasi certamente effetto dell’interesse settecentesco per le culture antiche (soprattutto greca e romana) e per le loro religioni, e la traslazione di attributi da fauni e satiri (e da Pan in particolare) ai demoni.
Piedi di giovenca: o più probabilmente di toro, di nuovo un animale terrestre e profondamente legato al concetto di ricchezza, forza e di una dignità legata alla moltiplicazione di opere e alla fertilità. Di conseguenza, sono anche emblema della lussuria attribuita ai demoni. Ma i piedi animaleschi (di solito caprini o bovini) sono anche una specifica caratteristica della raffigurazione dei demoni nei grimori in quanto simbolo della loro vicinanza alla materia e natura legata al terreno. Oppure sono simbolo dell’irrazionale, del caotico, del non civilizzato e non ordinato – che vengono erroneamente riletti come corruzione, imperfezione e lontananza dalle virtù divine in una società cristianocentrica nel pensiero.
(C) IL DIAVOLO IN FORMA DI CANE
Quando nel 1608 il demonologo Martin del Rio scrive dei processi di Winzburg (Germania) dice, descrivendo l’apparizione del Diavolo Signore del Sabba “il suo aspetto era terrificante, quasi sempre quello di un capro o di un cane”. (4)
Ad Alison Device, una delle streghe processate nel 1612 a Pendle (Regno Unito) apparve un cane nero, che viene usualmente interpretato come il Diavolo o come il suo famiglio (l’interpretazione più esatta potrebbe essere la seconda, dal momento che il cane succhia dal suo petto). (5)
Ancor più interessante, in un processo del 1566 a Chelmsfor (Regno Unito), Joan Waterhouse parla esplicitamente di un cane nero dotato di corna:
(ho riordinato la punteggiatura per chiarezza)
“[…] confessò che quando sua madre era andata a Breakstead, in sua assenza essendo a corto di pane, andò da una ragazza, la figlia di un vicino, e le chiese di darle un pezzo di pane e formaggio, cosa che lei negò e non glielo diede, o almeno non tanto da soddisfarla. Tornando a casa fece come aveva visto fare a sua madre, chiamò Satana, che giunse da lei (così disse) dallo scialle di sua madre che si trovava sotto al letto, in forma simile a quella di un grande cane. Le chiese ciò che volesse e lei, seppur con tutta paura, disse che avrebbe voluto che lui facesse terrore a una ragazza ma che era timorosa di pronunciarne il nome. Poi egli chieste cosa lei gli avrebbe dato, e lei disse un gallo rosso, poi lui disse «no, ma tu mi darai il tuo corpo e la tua anima». Per cui lei, essendo molto spaventata e desiderosa di liberarsi di lui, disse che l’avrebbe fatto. Con questo egli se andò da questa ragazza sotto le sembianze di un cane malvagio con le corna in testa[…]” (6)
E sempre riguardo a cani cornuti, Agnes Brown nello stesso documento afferma che:
“[…] in un giorno in cui stava zangolando il burro, giunse a lei una cosa simile a un cane nero, con una faccia da scimmia, coda corta, una catena e un fischietto d’argento (secondo lei) intorno al collo e un paio di corna in testa[…]” (7)
Una descrizione che ricorda molto da vicino quelle degli Spiriti in alcuni grimori.
(D) IL CROCICCHIO: MOLTO PIÙ DI UN LUOGO LIMINALE
Rilevante è anche l’apparizione di Lucifero e/o dei suoi Ministri presso il crocevia dove è prescritto venga effettuato il sacrificio per il compimento del rito del “Mistero della Gallina Nera”. Questo particolare è indubbiamente frutto dell’innegabile importanza del crocevia tanto dal punto di vista magico (eredità di aspetti delle religioni pagane), quanto da quello sociale (si veda per esempio la sepoltura dei suicidi presso i crocevia).
L’importanza che il crocicchio assolve è grande tanto nei grimori, quanto nella stregoneria. Non sono infatti pochi i processi per stregoneria nei quali gli imputati raccontano che il Diavolo è apparso loro presso un crocevia, offrendo potere, conoscenza o liberazione in cambio di un patto. La sensazione è quasi che il Grimorium Verum voglia invertire lo scenario: anziché un’apparizione “casuale” o in cui il potere spetta al Diavolo che propone un patto, un rituale per poter in prima persona proporre tale patto a Lucifero.
Questo topos narrativo si ricollega anche alla tradizione cristiana e popolare, come dimostra il racconto del VI secolo su Teofilo di Adana, che evoca Satana presso un crocevia per ottenere un incarico ecclesiastico in cambio della sua anima.
Teofilo, ministro cristiano in Turchia, rinuncia al vescovato per un atto di umiltà e si vede spogliato dal proprio ministero proprio dal vescovo eletto al suo posto: in un gesto di rivalsa, cerca un necromante affinché questo evochi Satana presso un crocevia. Il Diavolo appare, gli propone un contratto da firmare con il proprio sangue, di rinunciare alla devozione per Cristo, e offre in cambio il ruolo di vescovo. Teofilo accetta, e la posizione gli viene garantita. Più tardi, la sua santità verrà ripristinata semplicemente perché Teofilo, pentito, si recherà presso il vescovo che gli consiglierà di bruciare il documento, con l’effetto che – spezzato il patto in questa maniera – Teofilo morirà tre giorni dopo, venendo ricordato come Santo. (La religione Cristiana è piena di Santi davvero curiosi, come, San Cripriano d’Antiochia… ma questa è un’altra storia!)
Nel 1324 Alice Kyteler fu la prima donna processata per stregoneria in Irlanda, con ben sette capi d’accusa fra i quali figura il fatto che la donna avrebbe fatto a pezzi dei galli rossi e sparso i loro pezzi presso un crocevia come offerta a un demone con il quale aveva copulato, che viene definito incubus e chiamato Robin Artisson (un nome comunemente attribuito al Diavolo in Irlanda). (6)
Di nuovo una procedura che, amplesso a parte, è molto affine con il “mistero della Gallina Nera” del Poule Noire e del Grimorium Verum.
E) IL DIAVOLO COME MINISTRO (DELLA FEDE)
L’associazione del Diavolo con il ruolo di ministro della fede, seppur con variazioni, è presente sia nei grimori che nei processi, introducendo un ulteriore livello di riflessione. Il Diavolo appare spesso nelle vesti dell’“uomo in nero” o come “ministro”, così come le schiere dei demoni sono ricche di “ministri” con compiti specifici. Un esempio è Lucifuge Reficul del Grand Grimoire, esplicitamente nominato “Primo Ministro”, sebbene in riferimento a una funzione più politica che religiosa.
L’apparizione del Diavolo come “uomo in nero” o “ministro della fede” (sacerdote) racchiude diversi strati di significato:
- Come Lucifero nel Grimorium Verum, il Diavolo è un ingannatore e assume l’aspetto di un sacerdote per meglio raggirare chi si trova alla sua presenza, solitamente con lo scopo di far siglare un patto.
- Questa rappresentazione riflette un certo anticlericalismo e una generale sfiducia verso l’establishment religioso. Nel XVIII secolo, tale sentimento si radicava soprattutto nella volontà di limitare l’ingerenza della Chiesa nei tribunali e ridurre i privilegi giuridici del clero.
- Molti grimori, soprattutto nel Rinascimento, erano di proprietà di sacerdoti o circolavano all’interno di ambienti vicini alla religione cristiana. Richard Kieckhefer affronta questa tematica in Forbidden Rites: A Necromancer’s Manual of the Fifteenth Century e Magic in the Middle Ages. Non sorprende, dunque, che un certo tipo di magia – in particolare quella legata al patto demoniaco – fosse “personificata” attraverso la figura di un ministro della fede, nei grimori tanto quanto nella stregoneria
- Contrariamente a quanto spesso si pensa, non tutti i grimori prescrivono il bianco come colore per la veste rituale. Sebbene sia il più comune, alcuni testi prevedono espressamente il nero, come The Discoverie of Witchcraft di Reginald Scot. Il Diavolo che appare come l’“uomo in nero” potrebbe quindi essere interpretato anche come una figura “abbigliata per il rito”, che impartisce insegnamenti relativi all’Arte.
Nel caso di Lucifero nel Grimorium Verum, tuttavia, la gerarchia infernale ha una struttura chiaramente politica e temporale, senza costituire una parodia diretta della Chiesa. Il testo elenca infatti un Imperatore (Lucifero), i Sovrani dei continenti (Lucifero, Beelzebuth e Astaroth), i loro Luogotenenti, un Duca, alcuni Capitani e vari demoni subordinati. Questa organizzazione ritrae l’Inferno come un regno spartito tra diversi poteri, in una chiara parodia della struttura politica terrena, a sua volta considerata demoniaca.
Oltre a questo, la gerarchia infernale fornisce un preciso schema logico per interpretare la natura e i ruoli degli Spiriti, la loro “giurisdizione” e il loro “ordine di comando”. Questo modello è caratteristico della magia sviluppatasi intorno al bacino del Mediterraneo fin dai PGM (Papyri Graecae Magicae), nei quali è frequente la chiamata di Spiriti superiori per comandare su quelli a loro gerarchicamente inferiori. Il loro nome, inoltre, deve essere conosciuto per una questione di dignificazione all’interno del rituale.
Molti grimori sembrano rappresentare questa gerarchia come un ordine “inverso e opposto” a quello divino: una sorta di perversa imitazione delle schiere celesti. Queste ultime non solo sono popolate da Spiriti devoti al servizio e all’espressione della volontà di Dio, ma anche considerate il luogo in cui il destino viene intrecciato in base ai movimenti astrali, che dipendono dalla volontà divina e la esprimono. L’Inferno, con la sua gerarchia, appare dunque come l’opposto: un’irruzione del caos e dell’irrazionalità, capaci di infrangere questa armonia.
CONCLUSIONI
Emerge dunque un quadro complesso e stratificato, in cui l’iconografia di Lucifero nel Grimorium Verum si colloca in continuità tanto con il simbolismo dei grimori quanto con le narrazioni demonologiche dei processi per stregoneria. Il crocevia, il sacrificio, l’apparizione di un’identità in cui si riconoscono i tratti di vari animali, nelle vesti di ministro o di uomo in nero, sono elementi che trascendono il singolo contesto testuale, inscrivendosi in un più ampio schema narrativo e rituale che attraversa secoli di tradizioni magiche e religiose, e riverbera – con le dovute differenze – attraverso vari strati sociali.
Questo scenario ci invita a riflettere su come i grimori, lungi dall’essere semplici manuali di “magia della classe colta” o “magia cristiana”, funzionino come vere e proprie mappe simboliche che rielaborano concetti filosofici, credenze popolari e strutture narrative già radicate nel tessuto culturale europeo. La figura di Lucifero nel Grimorium Verum non è quindi soltanto un’eco della demonologia cristiana o della stregoneria processuale. Visto che il suo manoscritto più antico è datato al XVII-XVIII secolo, e alla meglio risale al 1517, dovremmo ritenere la maniera in cui Lucifero viene descritto come un possibile punto di convergenza di più visioni, tradizioni e “folklore” (credenze, riti… cultura).
Bibliografia
(1) Shah, I. (2009). The secret lore of magic (p. 79).
(2) Skinner, S., & Rankine, D. (2009). A Collection of Magical Secrets & A Treatise of Mixed Cabalah. Golden Hoard Press. Nota 55.
(3) https://origin-rh.web.fordham.edu/halsall/source/naprous.asp
(4) Rapley, R. (2007). Witch hunts: From Salem to Guantanamo Bay (Chapter 2: “The Bamberg and Würzburg Witch Hunts, 1626-1630”).
(5) Pendle Witches. (n.d.). Alison Device. Retrieved from https://www.pendlewitches.co.uk/alison-device/
(6) The Confessions of the Chelmsford Witches. (1566). The examination and confession of certain witches at Chelmsford in the County of Essex, before the Queen Majesty’s judges, the 26th day of July Anno 1566. Retrieved from https://human.libretexts.org/Bookshelves/Literature_and_Literacy/Poetry_Plays_Essays_and_other_Genres/Sci-fi_Fantasy_Anthology_%28Hoppe%29/Extra_Stories/05.9%3A_The_Confessions_of_the_Chelmsford_Witches?utm_source=chatgpt.com
(7) e Ledrede, R. (1324). The sorcery trial of Alice Kyteler: A contemporary account (together with related documents in English translation with introduction and notes).
Scot, R. (1584). The discoverie of witchcraft.
Levack, B. P. (Ed.). (2013). The Oxford handbook of witchcraft in early modern Europe and colonial America.
Rotenburg, A. (2007). Witchcraft narratives in Germany: Rothenburg 1561–1652.
Kieckhefer, R. (1998). Forbidden rites: A necromancer’s manual of the fifteenth century.
Kieckhefer, R. (1989). Magic in the middle ages.
Peterson, J. H. (Ed.). (2008). Grimorium Verum: A handbook of black magic (2nd ed.).
Stratton-Kent, J. (2017). The true grimoire.
Waite, A. E. (2003). The book of ceremonial magic.
Potrebbe anche piacerti

Magia liquida: uno sguardo d’insieme a pozioni, infusi e altri preparati
3 Aprile 2020
Esbat di Febbraio: la Luna della Neve
16 Febbraio 2021