Maledizioni e fatture: sì, no, perché?
Abbiamo raccolto il suggerimento di fare una versione “maledizioni e fatture” dell’articolo scritto per i legamenti. La cosa che ci è stata detta di più fra i ringraziamenti ricevuti è che l’articolo è stato utile a comprendere il tipo di pratica in quanto privo di giudizio morale, il quale (ovviamente) distorcerebbe sia la prospettiva dello scrivente, che quella del lettore. Siamo davvero felici che il nostro modo di scrivere esente da definizioni di categorie morali e giudizi sulle intenzioni delle persone sortisca l’effetto desiderato, ovvero fornire un’informazione pulita che ognuno possa elaborare secondo i propri criteri. Anche per questo riteniamo utile accogliere il suggerimento di parlare di maledizioni e fatture che, esattamente come succede per i legamenti, sono spesso sottoposte a un processo solo morale e non a un’analisi psicologica o tradizionale.
Reiki: una riflessione critica
È capitato diverse volte che, nel gruppo di Nexus Arcanum, emergessero discussioni sul Reiki, con confronti spesso aspri sulla sua validità, non solo medica, ma prima di tutto tradizionale di una disciplina oggigiorno cavallo di battaglia di molti operatori olistici. Poiché questa volta il gruppo si è mosso nel senso di una discussione più ampia del mero si/no, incentrando il confronto e lo “scontro” su dubbi direttamente legati a quei criteri di tradizionalità necessari a validare una disciplina dal punto di vista esoterico, abbiamo deciso di raccogliere il tutto in un unico articolo organico, summa dei diversi interventi e considerazioni emerse, in modo da poter condividere anche con esterni le riflessioni condotte in quello spazio privato. Perciò ringraziamo tutti gli utenti intervenuti, qualsiasi parere abbiano espresso: non vi menzioneremo direttamente per ragioni di privacy, ma a voi va la nostra gratitudine per averci dato spunti su cui riflettere e la spinta a scrivere un articolo rimandato per molto tempo.
Di vita, sofferenza e morte
di D.
Nell’epoca dell’accanimento terapeutico si è disimparato che a volte la scelta più umana davanti alla sofferenza è porvi fine. Siamo abituatati a farmaci, macchine e tubi che sopperiscano a tutte le funzioni di un organismo vivente, pur di tenere in vita il paziente il più a lungo possibile. Che si parli di una persona o di un animale fa poca differenza, al punto di attribuire sentimenti umani agli animali e animalizzare le persone, ammassandole in reparti stracolmi come si farebbe con dei conigli.
Tenendo in vita qualcuno che la Natura riconosce pronto a morire, che sa di essere pronto a morire e accetta l’abbraccio della Morte, ci si intestardisce con un egoismo di fondo che mette se stessi e la propria paura davanti agli altri, impedendo di empatizzare e provare davvero, sulla propria pelle, la sofferenza altrui. È una delle tante vittorie dell’Ego sull’empatia, e la sconfitta del sentimento di umanità è di per se agghiacciante.Sulla pratica dell’evocazione
Riteniamo superfluo redigere un articolo del tipo “come evocare un demone o una divinità”. Di fatti, non ci concentreremo sulle tecniche, bensì sui temi, una caratteristica che in genere contraddistingue tutto il nostro lavoro di divulgazione. A maggior ragione, così deve essere anche in questo caso, poiché nessun articolo, per quanto lungo e completo, potrebbe mai sostituire gli anni di pratica, prove, fallimenti e successi, non solo necessari, ma addirittura fondamentali, a padroneggiare una pratica complessa e articolata come quella dell’evocazione.
Questo articolo quindi si rivolge a quanti desiderano confrontarsi con alcune nozioni di base, o cercano chiarimenti sul tema, ma non sarà di alcuna utilità a coloro che sperano di trovarvi un breviario riduttivo, una lista di strumenti necessari e istruzioni. L’accostarsi al sovrannaturale è qualcosa che si conduce per gradi, non un evento istantaneo, bensì qualcosa di ricercato e strutturato giorno per giorno.