• Spiritualità

    Un culto, tanti culti: rispetto, legittimità e come le cose cambiano quando la religione non è più comunitaria

    Assistiamo spesso a una duplice tendenza che caratterizza l’ambiente “pagano” (parola impropria, ma adottiamola come termine ombrello): da un lato, chi promuove l’idea che si possano unire più culti a Divinità che non fanno parte della medesima tradizione religiosa, senza alcun problema e limite; e dall’altro chi condanna ferocemente questo atteggiamento, promuovendo una sorta di “purezza” del culto e unicità di adesione.
    Nel tempo, non ci siamo mai espressi troppo chiaramente, anche se chi ci segue da tempo si è fatto un’idea di come la pensiamo. Dopo le storie pubblicate ieri, in più di uno ci hanno chiesto di esporci in modo più diretto. Un articolo che raccogliesse qualche idea ci è sembrato il modo meno fraintendibile.

  • Stregoneria,  Antropologia & Storia delle religioni

    Il Culto degli Antenati: una religiosità più antica dell’Animismo?

    Fuori dall’ambiente accademico di chi, studiando antropologia, deve per forza conoscere le varie teorie sull’origine del Sacro e della religiosità umana, permane una concezione scolastica che porta innanzitutto a vedere alcune espressioni religiose più primitive e altre più evolute e, grazie al condizionamento di una mentalità ottocentesca dura da sradicare, ad attribuire a queste espressioni un valore in termini morali ed evolutivi.

    Ci viene insegnato, come fosse una filastrocca, che l’Animismo è venuto prima di tutti gli altri modi di intendere la religione. Che l’Animismo è espressione religiosa propria della cultura del buon selvaggio: l’essere umano arcaico, pacifico e in comunione con la natura, più simile ad un animale che all’uomo moderno civilizzato, che sarebbe stato dotato di una naturale curiosità verso gli eventi inspiegabili e avrebbe, con la sua ingenuità, creato la religione come forma di consolazione e riconosciuto la scintilla vitale intrinseca in tutte le cose esistenti come uno spirito sovrannaturale.

  • Spiritualità,  Stregoneria

    Qual è il momento migliore per una divinazione?

    Questa è stata una delle domande che ci sono state poste durante la conferenza Divinazione: scopi, tecniche e limiti, ma è anche una domanda che ci viene rivolta spesso. Come abbiamo spiegato durante la conferenza, ci sono diversi aspetti della Divinazione che non vengono affrontati o che non sono conosciuti, e non di rado domande all’apparenza semplici possono nascondere risposte più complesse di quanto ci si aspetta.

    Prima di tutto, per rispondere a questa domanda è necessario capire quale metodo divinatorio si sta utilizzando. Non c’è un momento perfetto in assoluto: le circostanze necessarie alla pratica sono molte e alcune pratiche divinatorie sono ben più complesse del tiro di alcune carte da un mazzo, e prevedono rituali per i quali il momento (astrologico, della giornata, la fase della Luna, e così via) è fondamentale. Per esempio, per alcune operazioni di lecanomanzia (divinazione per mezzo di bacili colmi di acqua) è importante che la Luna colpisca questi specchi d’acqua artificiali, perciò sarà opportuno che brilli alta nel cielo, meglio se piena – e lo stesso vale quando la lecanomanzia è praticata per mezzo dell’osservazione del riflesso della Luna e delle stelle in specchi d’acqua naturali, quali laghi, pozzi, fiumi. In altri casi, per la lecanomanzia si potrebbe preferire una notte di Luna Nuova, in cui l’assenza stessa di una fonte di luce così brillante permetta alle acque di impregnarsi del potere “infero” della Luna combusta.

  • Spiritualità

    Legge dell’Attrazione: perché con me non funziona?

    Quando abbiamo aperto un profilo Tellonym per raccogliere domande degli utenti e spunti per articoli, video e podcast, non avrei mai pensato che qualcuno ci chiedesse di parlare ancora di Legge d’Attrazione.
    Prima di tutto ci siamo pentiti amaramente di aver aperto quel profilo, e poi abbiamo pensato a come rispondere al quesito. Ci veniva chiesto, in sostanza, di parlare di questo principio sviluppato dal New Thought nel Novecento. Perché “sta tornando di moda”. Sottotesto: “non se ne può più”.

    Come non concordare? Ci abbiamo messo solo un paio di settimane a capire come avremmo voluto parlarne. Evidentemente, il solo punto di vista magico non è sufficiente – lo abbiamo già ampiamente argomentato in un numero indefinito di podcast, ma siamo ancora al punto di partenza.
    Quindi perché non fare una breve panoramica storica e parlare anche di qualche dinamica psicologica? Non che adesso ci arroghiamo il diritto di dare consigli di psicologia per quello esistono gli psicologi (ne conosciamo uno bravo e di fiducia, se doveste averne bisogno).

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