Spiritualità

Legge dell’Attrazione: perché con me non funziona?

Quando abbiamo aperto un profilo Tellonym per raccogliere domande degli utenti e spunti per articoli, video e podcast, non avrei mai pensato che qualcuno ci chiedesse di parlare ancora di Legge d’Attrazione.
Prima di tutto ci siamo pentiti amaramente di aver aperto quel profilo, e poi abbiamo pensato a come rispondere al quesito. Ci veniva chiesto, in sostanza, di parlare di questo principio sviluppato dal New Thought nel Novecento. Perché “sta tornando di moda”. Sottotesto: “non se ne può più”.

Come non concordare? Ci abbiamo messo solo un paio di settimane a capire come avremmo voluto parlarne. Evidentemente, il solo punto di vista magico non è sufficiente – lo abbiamo già ampiamente argomentato in un numero indefinito di podcast, ma siamo ancora al punto di partenza.
Quindi perché non fare una breve panoramica storica e parlare anche di qualche dinamica psicologica? Non che adesso ci arroghiamo il diritto di dare consigli di psicologia per quello esistono gli psicologi (ne conosciamo uno bravo e di fiducia, se doveste averne bisogno).

Però la Legge d’Attrazione, come tante altre cose che si sono sviluppate con il New Thought e la New Age, si è camuffano da tecnica magica o mistica, ma non è altro che un insieme di tecniche di PNL spiccia (quella che fa male) applicate in modo errato, e che non fanno altro che radicare o indurre problemi psicologici, più o meno gravi, dalla gestibile mancanza di autostima alla dissociazione dalla realtà.

Lo sappiamo: non è l’introduzione più promettente, per chi ha aperto questo articolo credendo fermamente alla Legge d’Attrazione e alla sua efficacia infallibile. Molte delle persone che ci credono la portano in palmo di mano con riverenza quasi religiosa e nel momento in cui qualcuno osa metterla in discussione viene etichettato come “miscredente”. E messo al rogo al pari di un novello Giordano Bruno. Però, proprio come Giordano Bruno, forse hanno più timore gli appiccatori di roghi, piuttosto che chi sul rogo brucia, se non altro perché ripongono un’eccessiva sicurezza nel funzionamento di qualcosa che non funziona… e se mettessero in discussione una tale enorme sicurezza si troverebbero spezzati nelle proprie intime certezze, accusando il peso della frattura delle proprie credenze.

Non che con questo articolo ci prefiggiamo l’intento di far cambiare idea a chi nella Legge d’Attrazione crede ciecamente. Cioè, vorremmo che ci venisse data una chance e che questo articolo venisse letto fino in fondo, nella speranza di aprire uno spiraglio verso un’alternativa. Tuttavia di base vorremmo che questo articolo servisse soprattutto a chi è appena entrato in contatto con il mondo della magia, l’esoterismo, e la Legge d’Attrazione, perché abbia chiaro fin da subito cosa consegue a un certo tipo di pensiero. Ovvero la parola con m che non si può scrivere.

In realtà, volendo essere sinceri, non possiamo neanche dire di essere in totale disaccordo con il presupposto di base della Legge d’Attrazione. Anzi, crediamo fermamente che la mente eserciti una qualche sorta di potere sul corpo e sulla manifestazione della propria vita. Ma la mente non è che l’altra metà dell’esistenza. O meglio, non è che un terzo dell’esistenza, che consideriamo tripartita in anima, mente e corpo, uniti nell’esistenza terrena nel ruolo di uno spirito animatore del corpo fisico che, esperendo il mondo attraverso i sensi, crea la mente come risultato dell’esperienza e ponte fra i due poli, incorporeo e corporeo. Ma stiamo sfociando nella mistica, e non è questo il punto.
Crediamo anche nella così detta “terapia cognitivo-comportamentale”, per altro uno dei cavalli di battaglia della moderna psicologia. Quindi riteniamo che sì, studiare il proprio schema di ragionamento per individuare le disfunzioni da cui si genera disagio e cambiare il modo in cui si pensa agli eventi, ai problemi e alle situazioni traumatiche, sia un grandissimo aiuto verso la guarigione psico-emotiva e il raggiungimento di un benessere non solo psicologico, ma anche materiale attraverso lo sviluppo delle proprie potenzialità.

Ma questo è ben diverso dal credere che sia sufficiente pensare all’oggetto del proprio desiderio per materializzarlo nella propria vita. Sappiamo che l’obiezione immediata di alcuni potrebbe essere che “noi non conosciamo la tecnica”, ma non è così! Molteplici autori hanno spiegato le tecniche su cui la Legge d’Attrazione si basa, basti citare anche solo R. Byrne e The Secret. Sono quindi assolutamente accessibili e, così come montiamo mobili Ikea seguendo le istruzioni, siamo in grado di seguire i protocolli di queste tecniche. Semplicemente, non siamo sostenitori dell’idea che per ottenere qualcosa sia sufficiente pensarci intensamente e aspettare, perché riceveremo ciò che davvero vogliamo, ciò che ci meritiamo e ciò che l’Universo vuole che noi abbiamo. No, Nexus sostiene piuttosto il duro lavoro, la pianificazione degli obiettivi, il conseguimento di piccole mete per raggiungere la Meta, e in definitiva il fatto che al pensiero deve seguire sì il radicarsi di una volontà, ma che il suo realizzarsi dipende dal mettere in pratica una serie di azioni concrete (nel mondo fisico) che sostengano l’intento e lo costruiscano… e naturalmente da una buona dose di fortuna, che non guasta mai.

Fatta questa premessa, entriamo nel vivo dell’argomento e iniziamo, come sempre, con un po’ di storia.

PER UNA VOLTA NON È COLPA DI HELENA

Già. Ci siamo stupiti anche noi, che fin dal principio siamo stati pronti a puntare il dito contro Madame Balvatsky, “rea” di aver sviluppato nei suoi libri, sebbene in forma embrionale, moltissime idee che con il tempo hanno formato il cuore del New Thought e della New Age. (Mettiamo sempre “rea” fra virgolette perché nonostante il nostro poco amore per i suoi scritti, bisogna riconoscere che è stata una donna che per molti versi ha saputo anticipare i tempi e gettare le basi di un rilancio della spiritualità in un post-illuminismo che arrancava a ritrovare lo slancio. In ogni caso, come tutti i personaggi mitizzati, ha avuto i suoi meriti e i suoi demeriti, ed è ben lungi dall’essere intoccabile.)

Da dove si origina l’idea embrionale della Legge d’Attrazione, della mente che domina ciò che la circonda, plasmando la realtà e attirando l’oggetto del suo desiderio?

Tutto ha inizio con un malato di tubercolosi. Phineas Parkhurst Quimby (1802-1866) fu un pioniere della “guarigione mentale”. Forse avrebbe fatto meglio a continuare a fare l’orologiaio, ma la filosofia della mente, il mesmerismo e il mentalismo esercitarono un fascino troppo grande per resistere. Dopo aver assistito a diverse dimostrazioni di mesmerismo, scopri di avere un certo talento per questo tipo di guarigione – basata, secondo il fondatore Mesmer, sulla capacità di sollecitare un ipotetico fluido magnetico presente nel corpo, dal quale dipendeva il benessere del corpo. Phineas decise che la vita da orologiaio non gli bastava: assoldò come assistente Lucius Burkman, un adolescente che si riteneva in grado di cadere in trance e diagnosticare malattie, e iniziò un tour del Maine per svolgere le sue dimostrazioni.

Diversi pazienti trassero beneficio da quello che oggi definiremmo senza dubbio “effetto placebo” – di fatti la guarigione avvenne più per la fiducia nelle capacità di Lucius e Phineas, piuttosto che per i rimedi che i due somministrarono ai pazienti – e tutto ciò fu sufficiente a convincere Quimby che la fede nella guarigione era sufficiente a guarire ogni malattia, e che la mente poteva operare miracoli sul corpo.
Lui stesso aveva sperimentato qualcosa del genere quando si era ammalato di consunzione (tubercolisi), al tempo malattia senza cura possibile. In quel periodo, era solito concedersi lunghe cavalcate, notando che alleviavano il suo malessere e per un certo periodo i sintomi si alleviavano. Phineas gridò al miracolo, ma oggi chiameremmo tutto questo “endorfine”.

Alla domanda “quindi la malattia nasce da un pensiero?”, Quimby rispose:

“Rispondo che è così, in quanto un individuo è ciò che egli pensa di essere, ed egli è malato poiché pensa di esserlo. Se sono malato, lo sono perché le mie sensazioni sono la mia malattia, e la mia malattia è il mio convincimento, e il mio convincimento è mentale. È per questo che tutte le malattie sono mentali (…) per guarire una malattia bisogna correggere l’errore; e poiché la malattia è ciò che consegue all’errore, distruggetene la causa e l’effetto cesserà”. – Phineas Quimby, Complete Writings, 3:197

Perciò da cosa dipenderebbero le malattie, secondo lui? Da un modello di ragionamento errato.
Un assunto che resta tutt’oggi una piaga dalla medicina e della psicologia contemporanee, con centinaia e centinaia di persone che negano la scienza a favore di cure tanto fantasiose, quanto inefficaci, a base di pensieri positivi.

Chiaramente, Quimby ebbe influenza non solo sullo sviluppo del New Thought, ma anche sulla Chiesa Scientista, alla quale si deve il più ampio supporto non solo al mesmerismo, ma anche allo spiritismo. Tutte filosofie di pensiero che non consideravano potente l’armonica integrazione di mente e corpo, ma soltanto la mente che ha potere sul corpo attraverso la volontà. Vi è in questo una stigmatizzazione netta della materialità, laddove la mente è espressione di un mondo spirituale perfetto e divino, e il corpo di un mondo materiale trattato alla stregua di una condizione demoniaca. Niente che gli Gnostici non avessero già pensato numerosi secoli prima, ma nei secoli XIX e XX questi principi si radicarono nel New Thought prima, nella New Age dopo, nello Spiritismo e nel Cristianesimo Scientista avvalendosi delle rudimentali scoperte biologiche e scientifiche, a volte interpretate alla luce di teorie errate, e che dunque portarono a conclusioni fallaci. Oggi non abbiamo buttato nel cestino tutte le scoperte nei vari campi della scienza dall’Illuminismo all’età moderna, ma abbiamo imparato a rileggerle con occhio critico, alla luce di nuove informazioni, e con la consapevolezza che molte cose erano ignote ai nostri predecessori, e dunque i loro scritti sono stati magari avanguardistici, ma sono oggi datati. Altrimenti continueremmo a curare le persone con la teoria degli umori secondo gli scritti di Avicenna, cosa che abbiamo smesso di fare da diversi secoli.

La vera svolta per quanto riguarda il radicarsi dei pensieri che portano alla Legge di Attrazione così come la conosciamo oggi arriva con The Law of Success di Prentice Mulford (1834 – 1891). Anche lui, avrebbe potuto continuare a fare il cabarettista, ma trovò molto più interessanti gli scritti di Quimby e nel suo libro scrisse chiaramente che il dominio della mente sulla materia non si limita al corpo e a generare salute con volontà e pensiero positivo, ma si estende piuttosto a qualsiasi altro aspetto della vita. Incluso il successo e il denaro.
Nella sua vita fece un sacco di lavori: il cuoco, l’insegnante, il minatore, il predicatore, il giornalista, lo scrittore, non necessariamente in questo ordine. Era però sempre al verde. Si convinse che le persone povere e con pochi soldi sono ricche in cervello, ingegno e potere mentale. Sicuramente, seppe mettere a frutto queste tre cose, iniziando a scrivere una serie di libri, presi come istruzioni spirituali dalle persone del suo circolo, nei quali spiegava come il silenzioso potere della mente è sempre all’opera per manifestare ciò che vogliamo, ci manca, ci spetta. Dobbiamo solo permettergli di agire, sospendendo lo scetticismo e credendo con fervore. Perché “i pensieri sono cose”.
Magari non lo aiutarono a navigare nell’oro, ma di sicuro i suoi saggi lo portarono a essere annoverato da Byrne (The Secret) fra i Maestri che hanno svelato i segreti della Legge dell’Attrazione.

Seguono a Mulford moltissimi autori di fine XIX sec e inizio XX sec che riprendono sia i suoi scritti, che quelli di Quimby, condendoli con idee del mesmerismo, dello spiritismo e della teosofia, al fine di creare per la Legge dell’Attrazione non solo un impianto di concezioni filosofiche, ma anche mistiche, vestite però da pseudoscienza. A più riprese, si citano passi biblici, concetti estrapolati dall’Induismo (ricordiamo che Swami Vivekananda, uno dei principali diffusori moderni dell’Induismo, tenne moltissimi seminari negli Stati Uniti proprio negli anni in cui la Legge dell’Attrazione si consolidava), e anche passaggi da testi ermetici e alchemici.
Per queste ragioni rimarchiamo sempre che non è importante soltanto vedere quanto lontano un concetto è arrivato, ma anche da dove si è originato. Si potrebbe scoprire che certe idee sono nate in ben altro contesto, e con implicazioni filosofiche (o mistiche) molto diverse.

ASSUNTI FONDAMENTALI

Per capire di cosa stiamo parlando, la Legge dell’Attrazione si basa su alcuni assunti fondamentali, che possiamo così riassumere:
il simile attrae il simile
possiamo attirare ciò su cui focalizziamo la nostra attenzione consapevole
quando mandiamo energia consapevole a qualcuno o qualcosa, la attireremo a noi
l’universo non sceglie, ma reagisce a ciò che immettiamo nel mondo circostante, restituendoci il simile

Per dirla invece con Byrne:
chiedi, ciò che desideri ottenere
credi, senza conflitti che lo otterrai in virtù della Legge dell’Attrazione
ricevi, apriti all’Universo per ricevere ciò che hai chiesto

Naturalmente, tutto questo condito da:
i dubbi sono la ragione per cui non riceverai ciò che hai chiesto, perché interrompono il flusso di energia
non mettere mai in discussione la Legge dell’Attrazione, ma limitati ad avere fede religiosa nella sua veridicità
i pensieri negativi e le cose brutte della vita devono essere rifuggiti, perché altrimenti attirerai attorno a te tali cose

ANCHE OGGI UN MAGO È MORTO…

Eh sì. Ogni volta che qualcuno dice “la Legge dell’Attrazione è l’unico rito di cui ho bisogno, con cui farò avverare tutti i miei desideri”, un mago muore. (Non provateci con noi: siamo ormai immuni, serve ben altro per scalfirci!)
La Legge dell’Attrazione non rispetta alcun presupposto per cui possa sussistere un rituale, o un’operazione magica. Possiamo parlare di Legge dell’Attrazione nei termini di una tecnica di PNL (a cui comunque manca il passaggio fondamentale, che vedremo più avanti), ma di sicuro non in quelli di un rituale o un incantesimo. Solo che, proprio perché già in origine viene condita con concetti presi da filosofie mistico-religiose e magiche, appare avvolta in un’aura magica che, scavando, non ha.

Affinché qualcosa possa essere ritenuto un rituale devono sussistere alcune circostanze, prima fra tutti la ripetizione di un Mito che dia significato ai simboli e alla procedura che costituiscono il rituale.

L’utilizzo di strumenti è tutt’altro che opzionale, non ci stancheremo mai di ripetere che la magia è per prima cosa un’arte pratica, che prevede una manipolazione di elementi terreni, materiali, per sollecitare forze metafisiche. Il modo in cui questi strumenti (oggetti, gesti, ingredienti, formule e così via) sono legati insieme e le ragioni che li legano si ritrova nel Mito, non soltanto in scelte arbitrarie operate dal praticante. Per questa ragione la magia si considera “tradizionale”: perché ci discende, anche se non sempre in modo diretto, da precisi contesti culturali, mitologici e spirituali dell’antichità, come complesso di simboli e tecniche tramandate.

La magia è quindi un’arte del fare, è l’applicazione di una forza metafisica che lega l’esistenza a più livelli, forza che scaturisce proprio dal complesso di elementi che entrano in gioco nel rituale, ovvero l’innesco dell’azione nel mondo fisico – che verrò messo a terra se sussisterà concordanza fra il rito, la volontà del mago, il pensiero e le azioni materiali che compirà per facilitare il realizzarsi dello scopo stesso del rituale.

Senza contare che per magia non si intende un flusso di energia, come spesso sentiamo dire – idea che arriva direttamente dal New Thought e dalla New Age. Questa definizione sarebbe piuttosto riduttiva e mutilerebbe la millenaria tradizione magica. Si tratta semmai di un flusso di potere – cosa ben diversa, rimandiamo qui per la spiegazione. E questo potere è costruito innanzitutto da relazioni con un Divino di cui è necessario fare esperienza a vari gradi, e incanalato attraverso tecniche simboliche, cioè sequenze pratiche di azioni che si avvalgono di simboli. Di fatto, alla magia si associano sempre innumerevoli conoscenze, che si muovono fra mistica e filosofia naturale, abilità psico-emotive e fisiche personali, abilità artigianali, e così via – proprio perché è in tutto e per tutto qualcosa di olistico, che compenetra cioè ogni livello dell’esistenza umana e cosmica, non solo quello energetico.

ED È MORTO ANCHE UNO PSICOLOGO

Se un mago guarda alla Legge dell’Attrazione concedendosi un sorriso e una scrollata di spalle, uno psicologo inorridisce direttamente. Nei testi che parlano di Legge dell’Attrazione c’è sempre una grandissima quantità di tranelli e inganni psicologici, e soprattutto di metodologie di pensiero che quando si radicano portano a sviluppare insicurezze, problemi psicologici più o meno gravi, che arrivano a rovinare la vita di alcune delle persone che si affidano ciecamente e senza senso critico al grande maestro del momento.

Ecco, il problema è proprio il senso critico. Se la nostra società lo avesse e più sviluppato, probabilmente certe teorie esploderebbero come bolle di sapone, anziché diffondersi e ottenere sempre più adepti.
Il punto non è imbattersi nella Legge dell’Attrazione e provare a vedere se funziona (dopotutto, non siamo ipocriti, chi non vorrebbe vedere i propri desideri realizzati senza il minimo sforzo?). I problemi iniziano solo quando si decide di spegnere il cervello, smettere di farsi domande, non ascoltare i propri dubbi e riporre fede cieca in qualcosa di cui intimamente si riconosce la fallacia, ma che si vuole credere infallibile per ottenerne un senso di conforto. Nexus è sempre stato molto brusco su questo punto: riteniamo che uno dei mali della società contemporanea sia proprio la ricerca spasmodica di conforto e il vivere in una “zona sicura” (fisica e psicologica), ovattati dal resto del mondo. Quando al senso critico che porta al dubbio si sostituisce la fede cieca, qualcosa non sta funzionando.

Ricordate uno dei punti fondamentali della Legge dell’Attrazione? Non avere dubbi sul suo funzionamento.

Quindi se una persona la applica, ma le viene il dubbio che potrebbe non funzionare, e ovviamente il tentativo fallirà, indovinate di chi è la colpa? Della persona che ha dubitato quando non doveva. La prossima volta, quindi, dovrà dubitare un po’ meno, e sempre meno, finché alla voce interiore che suggerisce che ciò che sta facendo è molto sciocco, e dovrebbe cercare altre vie, più pratiche, per soddisfare i propri desideri, gradualmente si sostituirà un atteggiamento meccanico senza un pensiero ragionato.

Chiedi-credi-ricevi è un mantra allettante. Ma la vita non è questo.

Non è che quando non si ottiene ciò che si vuole, ciò che si è seminato nell’Universo, ciò di cui si ha bisogno, è perché si sono proiettati pensieri negativi, pessimismo, e altre cose brutte – attirando quindi qualcosa di simile: sfortuna, povertà, rovina. A volte le circostanze sono solo sfortunate. A volte si lavora duramente e con dedizione per ottenere qualcosa, ma la vita è ingiusta. Altre volte si pensa di aver lavorato bene, di aver salito tutti i gradini necessari, e quando si tende la mano per afferrare l’obiettivo, ci si rende conto di essere ancora troppo lontani, che mancano tappe, e che in realtà ciò che credevamo bene non è abbastanza.

Di chi è la colpa, quando le cose vanno male? Dipende. Ma se c’è un carnefice, la colpa non è della vittima, questo è certo.

Perché arriviamo a parlare di vittime e carnefici è presto detto. Perché l’estremizzazione della Legge dell’Attrazione – per cui attiriamo ciò che inviamo nell’Universo – è che quando ci capitano piccole e grandi sfortune la colpa è nostra, che abbiamo inviato un messaggio sbagliato all’Universo. Perciò se un uomo o una donna vengono uccisi o violentati, se un bambino viene picchiato dai genitori, se un insegnante se la prende ingiustamente con uno studente diligente, se un adolescente subisce bullismo, se un malato viene curato male, e così via… la colpa è loro, che erano pieni di rancore, di rabbia, di pessimismo, negatività, cattiveria e avendola inviata all’Universo, hanno ricevuto in cambio le stesse cose. Speriamo si capisca quanto questo pensiero è assurdo senza la necessità di scendere in altri esempi.

Secondo noi, la vita è fatta di una grande dose di duro lavoro, ma anche da circostanze fortunate o sfortunate che possono alterare in modo incredibile il risultato di qualsiasi volontà.

Per questo per ottenere un risultato non è necessario solo chiedere e credere, ma anche pianificare con attenzione delle azioni che aiutino a costruire quel risultato. Pensare e basta, per quanto in modo focalizzato e intenso, non aiuta a costruire qualcosa di concreto. Aiuta a focalizzare le proprie energie, questo di sicuro. E, se ben orientata, questa attenzione aiuta anche a scoprire le proprie risorse. Ma poi queste energie e queste risorse devono essere gestite e fatte fruttare attraverso delle azioni pratiche, altrimenti resteranno sempre in un mondo fittizio scollegato dalla realtà.

Pensare e non mettere a terra un’azione, un cambiamento, trasportando la propria volontà dal piano mentale a quello fisico, chiude in un circolo vizioso di idee che costruiscono una fantasia dissociata rispetto alla realtà che si sta vivendo. Soprattutto se, come suggerisce la Legge dell’Attrazione, bisogna iniziare ad agire a priori come se la cosa voluta fosse già stata ottenuta. Nel fare questa cosa, quale frattura si sta creando?

Se fosse così semplice, basterebbe agire da miliardari per essere miliardari nel giro di poco tempo. Invece non funziona. Allo stesso modo, se è vero che dimostrarsi persone amorevoli e gentili di sicuro creerà la possibilità di incontrare un nuovo partner, non è detto che ci condurrà alla storia della nostra vita, o a una storia d’amore in generale, bella o brutta che sia. Per comprovare queste cose non servono grandi equazioni di matematica quantistica: è sufficiente l’esperienza. Quante volte siamo andati dal panettiere e lo abbiamo salutato con un sorriso cordiale, ottenendo in cambio risposte scorbutiche? Nella vita non tutto è matematico, perché dobbiamo fare i conti con l’emotività delle altre persone, con le reali possibilità che abbiamo fra le mani, con le circostanze favorevoli o sfavorevoli, e con innumerevoli ed innominabili variabili che hanno il potere di cambiare il risultato del nostro tiro di dadi.

Per altro, il tentativo spasmodico di evitare tutto ciò che è negativo nella vita porta induce a nostro parere a un’enorme mancanza di empatia, verso gli altri e verso se stessi. Verso gli altri, perché si rifuggiranno tutte quelle occasioni in cui la solidarietà è d’obbligo (chi ha detto funerali?). E verso se stessi, perché le cose brutte nella vita di ognuno possono essere un grande motore per imparare lezioni, destrutturare i comportamenti, pensieri, situazioni che ci portano a vivere quegli aspetti negativi, e migliorare, costruendo un’alternativa diversa. Nascondersi ai problemi e agli imprevisti è deleterio, perché negandoli non li si guarderà mai direttamente riconducendoli alla grandezza e importanza che realmente hanno. Non si imparerà mai a gestirli, a uscire dalla propria comfort zone (scoprendosi magari migliori e più coraggiosi di quello che si pensava). Non si impareranno mai tecniche (psicologiche e non) utili alla gestione di situazioni che, tutto sommato, nella vita capitano, e a cui è importante saper far fronte – fosse anche solo per non dover dipendere da terzi per la soluzione di ogni problema.

Evitare di circondarsi di tutto quello che non si vuole uccide l’empatia e la capacità di gestire la crisi, ma ancor più può portare a non sfruttare opportunità di crescita, aiuto e guarigione che sarebbero importanti. “Questo evento della mia vita mi fa stare male a distanza di anni, però se vado da uno psicologo, che di questi problemi è circondato, attirerò altro dolore”; “ho una seria dipendenza, frequentare questo gruppo di supporto potrebbe darmi beneficio, ma se ci vado incontrerò altre persone come me e attirerò di nuovo questa dipendenza nella mia vita”; e così via. Si sta soltanto delegando a terzi qualcosa che dipende da una propria libera scelta: affrontare o no un problema. Nessuna malattia fisica o psicologica dipende dall’individuo, poco ma sicuro, ma nel momento in cui si realizza di avere una problematica, se si è in grado di intendere e di volere, sta a ognuno di noi in prima persona prenderne atto e cercare soluzioni. Se non le troveremo dopo aver usato tutti gli strumenti a nostra disposizione (e con questo intendiamo primariamente il trovare dei professionisti, delle persone che possano dare supporto, compiere azioni che aiutino a risolvere il problema), allora potremo dirci molto sfortunati, magari in balia degli eventi. Ma ci sono poche cose al mondo che non hanno soluzione in assoluto. In realtà, l’unica che ci viene in mente è la caducità del corpo per età o malattia, tutto il resto può essere gestito… per lo meno questo è quello che lunghi anni di problemi più o meno complicati (alcuni molto complicati e dolorosi) ci hanno insegnato. La chiamano resilienza. Noi la chiamiamo “se vuoi abbattermi, vedi di prendermi bene, altrimenti mi rialzo e sono cavoli tuoi”.

Sì, Nexus non ci crede neanche un po’ alle affermazioni tipo “dovevo essere più positivo, per questo ho fallito con la Legge dell’Attrazione” o “non sono stato abbastanza bravo per riuscirci”. Sarà che anche noi abbiamo dovuto fare i conti con la ricerca di una perfezione irrealistica, che per anni ci ha frantumato l’autostima e l’oggettività (a anche altro, ma non si può scrivere). Però una lezione la abbiamo imparata: un conto è il desiderio di migliorare, un altro conto è un ideale di perfezione irrealistico che porta a una svalutazione costante e negativa di sé stessi. La Legge dell’Attrazione non propone di compiere azioni, ma solo di pensare intensamente, ragion per cui non può funzionare. È mera logica. Se non funziona, non si può demandare la risposta a “non sono stato abbastanza positivo, bravo, concentrato per veder soddisfatto questo desiderio”. È un colpevolizzarsi inutile, per qualcosa che comunque non sarebbe accaduto. E che pone in un’ottica così negativa, da allontanare di molto la serenità.

Forse, è uno dei tranelli peggiori. Autostima non è sopravvalutarsi: è valutarsi per quello che si è davvero. E l’oggettività non è un valutare le situazioni in modo più positivo di quello che il pessimismo suggerisce: è guardare i pro e i contro delle cose, attenersi ai fatti, depotenziare quei tarli che ci distruggono da dentro, sezionare il problema più grande e affrontarne le singole parti, che sono più gestibili dell’intero. Quando non si riesce a essere oggettivi nel valutare le situazioni è il momento di chiedere aiuto a qualcuno, siano amici, familiari o uno psicologo, che aiuti a riportare le cose in una prospettiva innanzitutto meno dolorosa, ma soprattutto più veritiera.

Anche perché la distruzione dell’autostima spesso inizia con il confronto con i risultati che altri hanno ottenuto, e che noi non abbiamo ottenuto. Il tarlo si insinua qui. Ignorando però che le prove aneddotiche… non sono prove! Sia perché tendiamo a raccontare più volentieri i successi che gli insuccessi, sia perché a creare un sito web tipo leggedattrazionepertutti.pincopallo e riempirlo di testimonianze false che affermano la perfetta riuscita delle tecniche proposte dal guru gestore del portalo è molto facile. Ormai è questione di meno di una settimana. Un po’ di indicizzazione, un po’ di marketing e PNL, qualche foto accattivante, colori rilassanti, corsi che costano un rene scontati del 99% “solo per oggi, solo per te”… ed è fatta, si porta a casa lo stipendio con facilità e senza sforzo. (In questo senso, possiamo dire che la Legge dell’Attrazione funziona davvero, ma non attraverso le vie promesse.)

Quindi sì, in conclusione a tutto questo, fermiamoci un attimo e diciamoci la verità: tutti noi vorremmo ottenere senza sforzo quello che desideriamo. E l’idea che esista un “segreto” per soddisfare tutti i desideri senza reale sforzo, se non un po’ di meditazione e con la forza del pensiero, è confortante. È una confortante via di fuga da una realtà che spesso non è semplice da affrontare, è dolorosa, sconvolgente, aspra. E frustrante, quando non riusciamo a rendere la nostra vita come vorremmo.

Tuttavia, non è rifugiandoci nella fantasia che potremmo mettere una pezza sulla ferita. Per ogni cambiamento è necessario compiere delle azioni che lo inneschino, materiali o psicologiche che siano. E queste azioni hanno bisogno di forza ed energia applicate in modo pratico alle situazioni.

2 commenti

  • Nope

    Pensavo fosse risaputo che per fare funzionare la “legge di attrazione” (non so nemmeno se chiamarlo cosí quello che faccio io) bisognasse mettersi a lavorare, pensavo che le affermazioni fossero solo qualcosa per dare una spintarella al cosí detto universo per dirgli “hey mi dai una mano”.
    É da un bel po’ di tempo che sto lavorando con diversi rituali per arrivare ad essere felice e direi che sono soddisfatta perché tutto ha funzionato per il meglio, non sono piú la stessa persona che ero l’anno scorso. sto anche aiutando mio fratello (se vi ricordate sono quella che ha chiesto per l’incantesimo per trovare una casa) e tutto ha funzionato anche per lui.
    Direi che sono d’accordo con voi, grazie mille.

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