Sciamanesimo

Il Lupo

Abbiamo deciso di iniziare una serie di articoli sugli Animali di Potere, analizzandoli sia dal punto di vista biologico e del loro inserimento nell’ecosistema, sia dal punto di vista spirituale. Il legame fra l’etologia e la spiritualità è intrinseco e imprescindibile, dal momento che i “doni”, gli insegnamenti e il messaggio degli Animali, così come il folklore che li circonda, dipendono per la gran parte dal loro comportamento in Natura. Osservando e comprendendo il ruolo dell’animale all’interno del suo ecosistema si comprendono gli insegnamenti e il comportamento dello Spirito che lo rappresenta nei regni sottili.

E vogliamo partire proprio dal Lupo, perché è quello che, più di tutti, subisce una distorsione, in parte per le favole che lo vedono come grande cattivo mangiatore di uomini, e in parte per l’eccessivo buonismo che lo vorrebbe trasformato in un cagnolino “un po’ troppo selvatico”.

Questa immagine, tratta dalla serie della BBC “Frozen Planet” (2011) mostra un branco di lupi grigi a caccia di un bisonte nel Wood Buffalo National Park, in Canada. Lo stesso documentario aveva spiegato che: “Un grande branco di 25 lupi grigi a caccia di un bisonte nel circolo articolo in Canada settentrionale. In pieno inverno, le temperature Wood Buffalo National Park scendono fino a circa -40°C. Il branco di lupi, guidato dalla femmina alfa, viaggia in fila indiana attraverso la neve alta per conservare l’energia. La grandezza del branco è segnale di quanto ricche sono le loro battute di caccia durante l’inverno quando i bisonti diminuiscono a causa del poco cibo e della neve alta. Il branchi di lupi in questo Parco Nazionale sono gli unici lupi al mondo specializzati nella caccia a bisonti grandi dieci volte la loro taglia. Si sono evoluti per essere i più grandi e potenti lupi sulla terra.”

Senza contare che la New Age, in alcune sue correnti, lo vuole unico “animale maestro” (ovvero pretende che gli unici individui a poter assolvere al ruolo di maestro siano quelli con il “totem del Lupo”, non comprendendo neppure la profonda diversità che intercorre fra Animale di Potere e Totem). Contribuiscono a rendere un’immagine distorta anche i post sull’assurda distribuzione del branco in marcia, e potremmo continuare con molti altri esempi. Per capire questo Spirito bisogna analizzarlo in modo più oggettivo e contestualizzare alcuni luoghi comuni e pregiudizi.

Il primo immaginario da rivedere è quello del “lupo solitario”, un individuo che per la sua unicità non riesce a integrarsi socialmente, e quindi si paragona o viene paragonato al lupo. Non potrebbe esserci parallelismo più sbagliato. Il lupo, al contrario dell’idea comune, è un animale estremamente sociale, tanto da essere il più studiato per il suo complesso e ricco linguaggio. Le interazioni con i suoi simili non si limitano a movimenti corporei e vocalizzi, ma ad una più ampia gamma di suoni modulati, segnali olfattivi e comportamenti, utilizzati per interagire e comunicare non solo con il proprio branco, ma anche con altri concorrenti.
Lo stesso metodo di caccia del lupo è imprescindibile dalla presenza di un branco. Nonostante questo animale non abbia altri grandi predatori naturali, se non l’uomo e poche altre specie più grandi e performanti dal punto di vista della caccia (la tigre, per esempio), e sia dunque un predatore alfa proprio per questa ragione, senza un branco non è in grado di procurarsi il cibo di cui necessita. Il “lupo solitario”, il bel ribelle impossibile alla Jhonny Depp in Cry Baby, è più una figura mitologica umana e un’ideale di fascino, piuttosto che una realtà etologica. Se vogliamo guardarla dal punto di vista dell’etologia, il “lupo solitario” non è un elemento positivo, ma un individuo antisociale, spesso malato o incapace di stabilire legami interpersonali, che viene quindi allontanato dal branco, per il quale non è più efficiente, e destinato a morire di fame. Il paragone fra un personaggio ribelle e antisociale, e il lupo che viene scacciato dal branco, è basato proprio sul comportamento simile, e dovrebbe essere riletto nel senso che entrambi questi “lupi solitari” si trovano in pericolo di vita, nel ruolo di nemici della società perché incapaci di integrarsi nella stessa e intessere quelle relazioni sociali necessarie ad assicurare la loro sopravvivenza (fisica ed emotiva) al meglio delle proprie potenzialità.

C’è da fare chiarezza anche sulla composizione del branco, la quale induce molti all’errore di pensare che il lupo sia un animale violento e gerarchico al punto da scacciare quei membri che non si incasellano nella struttura – da cui la positivizzazione del “lupo solitario”. In realtà, quelli che dipingono enormi branchi di lupi con un maschio e una femmina alfa, lupi beta e omega, inseriti in un contesto ipercompetitivo, sono studi degli anni Settanta portati avanti su esemplari in cattività. Ed è in cattività che questa struttura è necessaria, per garantire la sopravvivenza della specie attraverso una competitività intrinseca che faccia da sfogo alla naturale aggressività del lupo in quanto predatore, e al contempo assicuri che questa aggressività venga sfogata nella costruzione di una gerarchia che imbrigli quello stesso istinto.
Studi più recenti, condotti su esemplari selvatici, rilevano comportamenti molto diversi, con branchi composti per lo più da una vera e propria famiglia, formata da una coppia di adulti e dai loro cuccioli, che restano con gli adulti fino alla maturità sessuale dei maschi, per poi staccarsi e creare i propri branchi. Più di rado i branchi sono formati da più famiglie.
Quindi, non solo il lupo ha un linguaggio evolutosi proprio per assicurargli la possibilità di stringere legami complessi, ma si organizza anche in una gerarchia legata a famiglia e ruoli sociali.
Ne va di conseguenza che una delle lezioni più importanti che questo Spirito insegna è la capacità di stringere rapporti sociali e migliorare la propria capacità di comunicare con gli altri.

Un’altra convinzione poco realistica è quella secondo cui i lupi sono animali nomadi, sempre in viaggio in territori immensi. Nella realtà sono sedentari, vivono nel territorio esclusivo del branco, più o meno grande a seconda della capacità di controllo dello stesso e della densità di prede.
Sono talmente stanziali, che le lupe partoriscono sempre nella stessa tana, e le giovani lupe nella tana di nascita.
Dal punto di vista sciamanico, lo Spirito del Lupo può dunque insegnare a trovare il proprio posto (territorio) in cui stanziarsi, creare il proprio branco e prosperare. Proprio come i giovani maschi si staccano dal branco di origine e trovano un proprio spazio dove abitare, allo stesso istinto è richiamato l’individuo che abbia fra i propri Animali di Potere il Lupo.

In termini di accoppiamento il lupo è monogamo: una volta formata la coppia, gli individui restano insieme fino alla morte di uno dei due partner. In quel caso il lupo sopravvissuto non si lascia morire, ma rimpiazza il partner. Abbiamo letto più volte di lupi “morti di crepacuore”, che si lasciano morire per la perdita del partner, ma la natura è meno tragica della fragile emotività umana e, per quanto i legami familiari siano uno dei cardini dell’etologia del lupo, la sopravvivenza della specie è più importante.
Un’altra lezione di questo Spirito, così sfaccettato e interessante, riguarda la capacità di stabilire le priorità e trovare soluzioni davanti alle avversità. Ciò non si risolve nella negazione dei sentimenti, ma nella comprensione che la vita fa il proprio corso e arriva il momento in cui è necessario lasciar andare il passato, cambiare, per poter sopravvivere e continuare a camminare con il proprio branco.

Un’ultima precisazione, per quanto superflua, la riteniamo necessaria: nonostante il lupo condivida parte del proprio corredo genetico on il coyote, lo sciacallo e il cane, non sono lo stesso animale. E soprattutto, in un contesto Animista come lo Sciamanesimo, quattro animali diversi non coincidono con lo stesso Spirito. Vi sono innanzitutto differenze fondamentali dal punto di vista fisico, che definiscono comportamenti etologici diversi: il lupo è molto più grande del cane (a parte alcune razze domestiche, faccio riferimento al cane selvatico), del coyote e dello sciacallo. Il suo morso esercita quasi il doppio della pressione del pastore tedesco, nonostante quest’ultimo sia un lupoide a tutti gli effetti. La loro struttura ossea, per quanto simile, è differente, in risposta alle caratteristiche biologiche. Dovrebbe essere ovvia conseguenza (ma a volte non lo è, non abbiamo mai capito perché) che non è possibile armonizzare resti di altri canidi (coyote, sciacallo, cane) con lo Spirito del Lupo.

 

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