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Antropologia & Storia delle religioni

La magia del caffè

Il caffè è una delle bevande che amiamo di più (quello preferito di Emeth è il qahwa, il caffè al cardamomo diffuso in Medio Oriente) e che utilizziamo di più come libagione per diversi Spiriti. Molti hanno una concezione sbagliata dell’utilizzo di bevande così “mondane” per il servizio agli Spiriti, al punto da arrivare a screditarle ritenendole qualcosa di troppo quotidiano e poco prezioso per essere offerto. Dal nostro punto di vista, bevande come il caffè, il tè, il vino, l’acqua, la birra, i vari liquori, non solo sono degne offerte, ma la loro preparazione è anche un momento di comunione con gli Spiriti. Lo stesso clima di familiarità e comunicazione che si crea fra amici attorno a un tavolino e qualche caffè, è quello che auspichiamo sempre di poter ricreare, per quanto con una diversa forma di rispetto, sull’altare, con la comunione delle offerte insieme agli Spiriti, che riteniamo alleati, e non servitori.

Per quanto, come bevanda, il caffè nasca alla fine del XVI secolo, l’uso delle bacche di questa pianta è antecedente e diffuso in modo abbastanza uniforme in Africa Settentrionale e Orientale. Successivamente, con la penetrazione nella cultura Araba, si diffuse anche in Europa e nelle Americhe.

Una leggenda etiope circa la scoperta del caffè, fatta risalire al IX secolo ma di cui non vi è traccia scritta fino al XIV secolo, inizia con Kaldi, un giovane pastore, che nota una capra particolarmente arzilla, saltellante e giocherellona. Osservandola, la vede cibarsi di alcune bacche rossastre che crescono su un cespuglio (di caffè). Per soddisfare la propria curiosità decide di provare i frutti e scopre che, nonostante il sapore amaro, lo rendono vispo e pieno di energia. Dunque Kaldi porta alcuni frutti alla moglie e, vedendo che su di lei hanno il medesimo effetto, esulta ritenendo quelle bacche un dono divino. Condivide la propria esperienza con i monaci che risiedono vicini e riesce a convincerli a cucinare i frutti e le foglie, per vedere cosa sarebbe successo. Il risultato è così terribile e amaro che, convinti trattarsi di uno scherzo del Diavolo, lo gettano nel fuoco. Così facendo, si sprigiona invece un meraviglioso aroma e una nuova idea si fa strada nella mente arguta di Kaldi: dopo aver arrostito le bacche e bollito i semi, il pastore li mette in infusione nell’acqua, ottenendo una bevanda piacevole e aromatica. Dopo averla consumata, riesce a stare sveglio per molte ore e, tornato dai monaci per dare prova del risultato, afferma di aver scoperto un rimedio stimolante in grado di aiutarli nelle lunghe notti di preghiera.

Nel XV secolo si diffondono in Yemen le prime attestazioni circa l’uso del caffè come bevanda aromatica, utilizzata dai Sufi per sostenersi durante la spossante dhikr notturna (una forma di preghiera meditativa spesso unita a danze e musica frenetica) ed estendere così la propria capacità di meditare a lungo. I Sufi bollivano le bacche fresche nell’acqua, traendo una bevanda amara le cui proprietà si ritenevano essere anche medicamentose.
Abbiamo traccia di questo in una seconda leggenda, quella di Omar, un derviscio vissuto a Mocha in Yemen, che esercitava anche la professione di guaritore attraverso l’uso di piante medicinali e la preghiera ad Allah. La sua bravura indispettì i governatori della zona, che diffusero menzogne sul suo conto, costringendolo a lasciare Mocha e ritirarsi in una grotta nel deserto. Pian piano, per la mancanza di cibo, il suo corpo deperì a causa della spossatezza e della fatica, finché un giorno trovò un cespuglio con bacche rosse. Pensando che la pianta fosse una manifestazione della benevolenza di Allah, Omar mangiò alcune bacche, ma erano così amare da risultare indigeste. Dunque le fece abbrustolire sul fuoco e le mise nell’acqua bollente. Così facendo erano però troppo dure da mangiare, quindi, insoddisfatto, si limitò a bere il liquido nerastro nel quale le aveva cotte. Subito riacquistò forza ed entusiasmo, che durarono per giorni.
I pazienti, che non lo trovavano a Mocha, si recarono presso di lui alla grotta, per ottenere consigli sulla guarigione e Omar somministrò loro la bevanda scoperta. In breve, le storie su una medicina miracolosa preparata dal derviscio si diffusero a Mocha, e sempre più persone si recarono in visita da lui, traendone grandi benefici. I governatori furono costretti a ritirare le loro illazioni e le autorità religiose proclamarono Omar un santo. La pianta e la bevanda vennero chiamate mocha in onore del luogo della scoperta e, leggenda vuole, che da quel momento il caffè divenne la bevanda più amata nel mondo arabo.

Un’altra attestazione circa l’uso del caffè proviene dagli Oromo dell’Etiopia che, come riportato dagli inglesi nell’Ottocento, pestavano le bacche e i semi della pianta di caffè impastandoli insieme al grasso animale (o al burro), creando delle palline di cibo molto energico riservato ai guerrieri o alle persone che avrebbero dovuto affrontare lunghi viaggi. La caffeina, insieme al grasso, costituiva sicuramente un buon sostentamento per resistere alla fatica e mantenere alta l’attenzione.
In Nord Africa, invece, le bacche venivano cotte e fatte fermentare.

Bisogna quindi distinguere il caffè come bevanda ottenuta dai semi tostati, che si diffonde sul finire del Cinquecento, e l’utilizzo delle bacche per altre lavorazioni, che risale a periodi precedenti, per quanto le attestazioni scritte siano tarde.

Un tratto comune è l’idea che la pianta del caffè, per le sue proprietà stimolanti, sia un viatico di origine divina. Proprio per questa ragione, riteniamo che la bevanda che ne viene tratta sia tutt’oggi molto adatta come libagione, soprattutto per quegli Spiriti aventi origine africana, come forma di riconoscimento di ciò che la loro terra ha saputo produrre e donare al resto del mondo, e che spesso è stato depredato (terribili le condizioni degli schiavi africani nelle piantagioni di caffè, canna da zucchero, cotone e cacao, sia nelle Americhe che in Africa).

D’altra parte, il caffè trova molti usi in magia, come elemento energizzante per la rimozione di blocchi. Essendo uno stimolante, viene impiegato anche negli incantesimi relativi alla lussuria e per favorire la concentrazione, e nella divinazione (come estensione della lettura dei fondi di caffè). Infine, proprio perché aiuta a rimuovere i blocchi e a rendere più energico il proprio intento, viene usato in alcuni casi come aggiunta a polveri o incensi relativi al controllo e al dominio sugli altri.

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